Jair Bolsonaro, candidato dell’estrema destra che piace a Matteo Salvini, ha trionfato nel primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile, ieri 7 ottobre, sfiorando il 50% dei voti e staccando Fernando Haddad per più di 20 punti. Affronterà il ballottaggio contro l’erede di Lula, previsto per il 28 ottobre, come candidato super favorito. Con poco meno del 80% dei voti scrutinati, l’ex militare ha raggiunto il 48,03% dei voti, mentre Haddad si è fermato al 26,74%. Sul voto ha influito, secondo molti osservatori, anche il gravissimo accoltellamento subito da Bolsonaro in campagna elettorale, attribuito a un simpatizzante dell’estrema sinistra.
IL CROLLO DEGLI ALTRI CANDIDATI
I primi risultati confermano anche altre tendenze rivelate da sondaggi precedenti: Ciro Gomes (centrosinistra) rimasto bloccato al 12% e gli altri candidati principali, come Geraldo Alckmin (centrodestra) e Marina Silva (ambientalista) sono crollati al di sotto del 10%.
PRESUNTE IRREGOLARITA’
Il Pt di Lula resiste per nel suo tradizionale feudo del Nordest del Brasile: nei nove stati che riuniscono alcune delle regioni più povere del paese, Haddad è in testa con risultati che raggiungono anche il 60%, e i candidati del Pt e dei partiti alleati vedono assicurate le loro poltrone di governatori. Malgrado lo straordinario successo, Bolsonaro ha denunciato numerose irregolarità registrate nell’uso delle urne elettroniche in una dichiarazione diffusa su Facebook Live.
“IL PAESE SULL’ORLO DELL’ABISSO”
Seduto accanto al suo consigliere economico, Paulo Guedes, Bolsonaro ha sottolineato che “il Brasile è ormai al bordo dell’abisso”, perché la classe politica ha fatto “affondare il paese nella sua peggiore crisi economica ed etica” per cui è necessario togliere lo Stato da addosso a chi produce”. “È un lavoro difficile, certo, ma non possiamo continuare a fare le stesse cose fatte durante gli ultimi trent’anni”, ha aggiunto l’ex militare, secondo il quale “avremo la responsabilità di decidere quali saranno i settori strategici del paese” perché “non vogliamo consegnare il nostro patrimonio a nessun’altra nazione”. Bolsonaro ha sostenuto che il fatto di essere arrivato al secondo turno “già una vittoria di per sé”, avvertendo che la campagna per il ballottaggio del 28 ottobre “non sarà facile”, perché i suoi rivali “hanno miliardi a disposizione”.
GLI AVVERSARI SI RIORGANIZZANO
Dal canto suo Fernando Haddad, erede di Lula da Silva, ha reagito subito ai risultati del primo turno delle elezioni (in base ai quali il candidato del Partito dei Lavoratori (Pt) affronterà Jair Bolsonaro nel ballottaggio del 28 ottobre). Il secondo turno delle elezioni presidenziali rappresenta “una opportunità inestimabile” di “unire le forze democratiche” del Brasile per una sfida elettorale nella quale sono “in gioco i nostri valori”, ha dichiarato Haddad. Con questo appello a favore di un “progetto amplio e profondamente democratico”, il candidato del Pt si è rivolto ai suoi militanti in un albergo di San Paolo; ha ringraziato l’ex presidente Lula da Silva per il suo appoggio e ha detto che si è già messo in contatto con altri candidati della sinistra e del centrosinistra – il laburista Ciro Gomes, l’ambientalista Marina Silva e Guilherme Boulous (estrema sinistra) – per preparare la campagna per il ballottaggio. Cocente delusione per il partito di Lula, invece, nel Minas Gerais, nel sudest del paese, dove l’ex presidente Dilma Rousseff sarebbe arrivata al quarto posto – secondo gli exit poll – e dunque non occuperebbe nessuno dei due seggi del Senato in gioco nello stato.
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