Luigi Di Maio non vuole stare al governo per “tirare a campare” ma per fare una manovra economica “per il popolo e non per i potenti”. E quali sono i reali rapporti con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, colui che tiene “i cordoni della borsa”? Dopo le voci di una rottura forse irreparabile su reddito di cittadinanza, flat tax e sforamento del deficit, oggi 27 settembre Di Maio mentisce la richiesta di dimissioni del titola di Via XX Settembre. “Non è in programma nessuna richiesta di dimissioni” assicura il vicepresidente del Consiglio. “In tutti questi giorni in cui ho avuto modo di lavorare con Giovanni Tria, non ho visto né dogmi né paletti”.
Quindi nega i rumors di uno slittamento del vertice di maggioranza, in agenda oggi pomeriggio. Lo riporta il sito dell’Ansa. Sarà un “vertice di maggioranza allargato – spiega – ci saremo noi come Movimento Cinque Stelle, il ministro dell’Economia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i nostri tecnici, e faremo una ultima valutazione in vista” del Consiglio dei ministri, che dovrebbe varare la nota di aggiornamento al Def, il documento di programmazione economica e finanziaria che delimita i confini contabili della manovra necessaria al varo della legge di Bilancio dello Stato. Sulla manovra, sottolinea Di Maio, “è chiaro che ci sono vedute differenti” ma “bisogna superarle per continuare come governo”. “Le cose si fanno o non si fanno – scandisce il vicepremier -. Non ho intenzione di tirare a campare. È inutile portare avanti questo governo per tirare a campare“. Tra “politica e tecnici ci saranno sempre dei contraddittori – aggiunge il vicepremier -. È chiaro che, quando c’è un cambiamento politico così radicale” ci possa essere “una resistenza da parte dell’apparato. Sono sicuro che con il tempo impareremo a conoscerci”. L’intenzione del governo, invece, è di varare “una manovra del popolo, e non dei potenti”. “La manovra sarà ad alto moltiplicatore, una manovra che scommette sulla crescita. Abbiamo bisogno di scelte coraggiose”.
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