Via libera del Consiglio dei ministri al decreto su sicurezza e migranti che porta la firma di Matteo Salvini. “Se entri a casa mia e spacci ti accompagno da dove sei arrivato“: ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, oggi 24 settembre. “Se sei condannato in via definitiva è di buon senso toglierti al cittadinanza“, ha aggiunto. “Per i richiedenti asilo – ha spiegato il vicepremier – lo stop alla domanda si avrà in caso di pericolosità sociale o condanna in primo grado. Questa è stata una delle mediazioni aggiunte e suggerite”. “In un quadro di assoluta garanzia dei diritti delle persone e dei Trattati, andiamo a operare una revisione per una disciplina più efficace”, ha detto il premier, Giuseppe Conte, aggiungendo: “Nel decreto ci sono anche norme contro la mafia e il terrorismo”. “Non cacciamo nessuno dall’Italia dall’oggi al domani, ma rendiamo più efficace il sistema dei rimpatri”.
Sul decreto – in materia di sicurezza e immigrazione – interviene anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che sottolinea: “Ci sono alcuni punti che non sono nel contratto di Governo, e quindi li discuteremo in Parlamento. È previsto l’adeguamento della disciplina dei permessi di soggiorno agli altri paesi europei. Solo in Slovacchia e in italia c’è quello umanitario ed è per questo che viene abolito. Questo però non può far ignorare le condizioni umanitarie delle persone. Per questo sarà introdotto un nuovo tipo di permesso che è quello per casi come: calamità naturali e altro. Lo Sprar (il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) continuerà ad esistere così come è. E varrà per tutti i permessi umanitari in corso e per tutti gli altri rifugiati, compresi i minori non accompagnati”. “Questo decreto” sottolinea Fabiana Musicco, presidente dell’associazione Refugees Welcome Italia che promuove l’accoglienza in famiglia di rifugiati e titolari di protezione “rappresenta un preoccupante passo indietro. Invece di potenziare il sistema di accoglienza diffusa gestito dagli enti locali, che ha favorito, in questi anni, reali processi di inclusione per richiedenti asilo e titolari di protezione, si sceglie di rafforzare la logica emergenziale dei grandi centri che, oltre a non garantire alcuna integrazione, genera spesso, a causa dei pochi controlli, abusi e malversazioni”.
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