Tensione alle stelle sul reddito di cittadinanza fra Luigi di Maio e Giovanni Tria, il ministro dell’Economia. Ad appena poco più di cento giorni dalla sua nascita, il Governo Conte deve affrontare le prime grosse spine poiché nell’arco di un mese dovrà essere varata dall’Esecutivo la legge di Bilancio. Saranno le normative sui “conti di Casa Italia” l’autentica cartina al tornasole per capire quale futuro si prospetta per la solidità della maggioranza legastellata. Considerato anche che nel 2019 gli italiani saranno chiamati alle urne per le elezioni del Parlamento europeo e, secondo alcuni osservatori, non è certo che il Governo Conte superi indenne una corsa elettorale che vedrà protagoniste ma anche concorrenti proprio M5S e Lega.
Il 12 settembre fonti qualificate del Movimento 5 Stelle hanno rivelato all’Ansa di aspettarsi 10 miliardi di euro in manovra per avviare il reddito di cittadinanza e di valutare anche la richiesta di dimissioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria, se quest’ultimo non dovesse soddisfare la principale proposta del programma dei pentastellati. Poco dopo è arrivata una smentita da parte del M5S. Ma ci sarebbe stato un accesso confronto fra Tria e il suo vice Luigi Di Maio. Stando a quanto racconta oggi Il Corriere della Sera con un articolo di retroscena di Francesco Verderami, il titolare del dicastero di via XX Settembre si è sfogato con il leader del Movimento, spiegandogli che le prove muscolari invece di produrre dei risultati politici provocano costi economici. La nota ufficiosa del M5S con richiesta di 10 miliardi di spesa per il reddito di cittadinanza ha fatto immediatamente alzare lo spread, che poi è calato dopo la smentita. Qualcuno ha raccontato di un Tria furibondo. “Le promesse stanno a zero, secondo me alla fine Tria non gli farà toccare palla e loro spenderanno più soldi nel web e comunicazione e chissà cosa si inventeranno” è stato il sarcastico commento di Matteo Renzi, ex premier ed ex segretario Pd (oggi senatore) in diretta Facebook da Palazzo Giustiniani.
Photo credits: Twitter