Catastrofe in Brasile: disintegrato dalle fiamme il Museo di Rio [VIDEO E FOTO]

 

Uno spaventoso incendio senza precedenti ha completamente distrutto il Museo nazionale di Rio de Janeiro – il quinto museo più grande del mondo – che ospitava oltre 20 milioni di reperti dell’epoca imperiale brasiliana. Le fiamme sono divampate nella struttura, che a giugno ha celebrato i suoi 200 anni, il 2 settembre alle 19.30 (ora locale, 23.30 in Italia) quando era già chiusa al pubblico. Tutte da chiarire le cause della tragedia.

Alle 5 del mattino i vigili del fuoco erano ancora al lavoro per domare il rogo. L’ex direttore del Museo Nazionale di Rio de Janeiro, Josè Perez Pombal, che si è recato sul posto, ha dichiarato che “non resterà nulla”. “Non ci sarà più niente, le fiamme sono così alte e il fuoco è ovunque, il palazzo brucerà tutto e anche le collezioni, le mummie, tutto”, ha affermato. “È finita, non so se l’istituzione continuerà ad esistere dopo”, ha aggiunto. Il vice direttore dell’istituto, Luis Fernando Duarte, ha accusato lo Stato di “mancanza di sostegno” che ha portato alla “tragica situazione”.

Da parte sua, il presidente del Brasile, Michel Temer, l’ha definita “una tragica giornata per la museologia” nel Paese.

Il museo di Rio prima dell’incendio del 2 settembre 2018

“Incalcolabile per il Brasile la perdita della collezione del Museo Nazionale”, perché “sono stati persi” duecento anni di lavoro, ricerca e conoscenza”, ha affermato Temer in una nota. “E’ un giorno triste per tutti i brasiliani”, ha aggiunto.

Il Museo nazionale di Rio de Janeiro, inaugurato dal re Juan VI del Portogallo il 6 giugno 1818, è considerato il quinto più grande al mondo per la collezione esposta. Tra i suoi 20 milioni di pezzi, tra cui fossili animali imbalsamati, utensili indigeni e mummie, c’e’ anche il cranio di Luzia, una donna che ha vissuto nell’attuale territorio brasiliano 11.500 anni. Si tratta del fossile più antico dell’America Latina oltre che di uno dei più importanti reperti archeologici del continente. 

Photo credits: Twitter; video credits: YouTube / Domingo Espetacular

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