La sorella di Stefano Cucchi, il geometra romano deceduto il 22 ottobre del 2009 durante la custodia cautelare dopo essere stato arrestato per droga, ha preso parte al Festival di Venezia dove è stato presentato il film ‘Sulla mia pelle’ che racconta gli ultimi sette giorni di vita del fratello.
Ilaria Cucchi fin dal primo giorno lotta perché la morte del fratello ottenga giustizia, andando contro tutti e tutte se necessario. Quanto accaduto al fratello in quegli ultimi 7 giorni di vita è a processo, diversi sono gli indagati e differenti sono i capi di imputazione per ognuno di loro. Stefano Cucchi era un geometra romano di 31 anni ed è deceduto il 22 ottobre del 2009 durante la custodia cautelare, applicata dopo essere stato arrestato per droga. I suoi ultimi sette giorni sono stati raccontati nel film diretto da Alessio Cremonini, selezionato come film d’apertura della sezione “Orizzonti” alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
La sorella di Stefano Cucchi era presente alla presentazione del film, alla cui conclusione la sala è scoppiata in un lungo applauso. Ilaria ha così deciso di condividere su Facebook l’emozione del momento e rivolgendosi al fratello ha scritto: “Sono profondamente commossa. Provata. Guardo il cielo sperando di poter incontrare il tuo sguardo. Non vedo nulla. Solo le luci accese della sala Darsena dove è appena terminato il film sulla tua morte. Sento gli applausi della gente. Prendo l’abbraccio di Alessandro (Borghi, che ha interpretato Stefano Cucchi nel film, ndr) e Jasmine (Trinca, che ha interpretato Ilaria Cucchi, ndr) e poi anche quello di Max (Tortora, che ha interpretato il padre di Stefano Cucchi, ndr). Le 1500 persone che stipano il cinema si stringono tutte intorno, quasi tutte in lacrime. Questa è la gente intorno a noi“.
“Qualcuno ha detto che dopo un fermo ci può scappare qualche schiaffo, qualche pugno – continua Ilaria Cucchi – E se poi il fermato cade e si fa male pazienza. Niente legge contro la tortura perché lega le mani alla Polizia. Ma la Polizia non sente il bisogno di avere quelle mani libere che sarebbero sporche di sangue. Forse magari il sindacato di Tonelli la pensa diversamente ma la Polizia del comandante Gabrielli è altra cosa. Ste ti sei preso qualche schiaffone. Qualche pugno. Qualche calcio. Sei caduto e ti sei fatto male. Molto male. Ma ce ne dobbiamo fare una ragione io te mamma e papà. In fin dei conti questo qualcuno è ora il ministro dell’interno. Ora, ironia della sorte, sta facendo passerella e cene di gala a Venezia“. Nel dialogo con il fratello Ilaria Cucchi ad un certo punto si riferisce a Matteo Salvini scrivendo: “Voglio incontrare questo famoso ministro Salvini. Pubblicamente. Guardarlo negli occhi. Senza dire nulla. Fargli abbassare quello sguardo freddo ed inespressivo. A Ste, questo non avrà mai il coraggio. E poi lui si che fa parte della casta. Non abbiamo giustamente preso un euro da questo film ma la soddisfazione è tanta. Tu sei un atto d’accusa vivente, sì, vivente, contro quel modo di pensare ignorante e violento. Tu che di violenza sei morto”.
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