Il padre di Filippo Pittiglio, giovane ufficiale della Marina Mercantile morto in circostanze misteriose, si sfoga con settimanale Giallo chiedendo verità e giustizia per il figlio.
Filippo Pittiglio aveva soltanto 23 anni quando venne trovato il 4 aprile del 2011 riverso a terra all’interno della sua cabina sulla nave Bottiglieri Challenger. La morte del giovane ufficiale di coperta della Marina Mercantile è sempre stata avvolta da un alone di mistero. Quando il corpo venne trovato, la nave era in acque indiane. La polizia indiana fu la prima ad entrare e parlò subito di omicidio. Ne erano così certi che sigillano la cabina. Dopo un mese la nave arrivo a Venezia, ma i sigilli erano stati rimossi e la scena del crimine era stata inquinata. Molti degli oggetti repertati in India erano spariti. Dopo oltre 7 anni dalla morte del giovane di Latina, per la seconda volta il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione del caso e per la seconda volta il giudice delle indagini preliminari, Laura Alessadrelli, ha respinto tale richiesta. Il gip del Tribunale di Roma, come riporta il settimanale Giallo, vuole vederci chiaro. Per tale ragione ha ordinato una serie di indagini che la Procura ora dovrà compiere.
Da alcune indiscrezioni apprese dal settimanale diretto da Andrea Biavardi, sono state recentemente indagate ben 11 persone, che rispondo a vario titolo di omicidio volontario. Il padre di Filippo Pittiglio, ascoltato dal noto settimanale, ha dichiarato: “I giudici hanno respinto la richiesta di archiviazione delle indagini sull’omicidio di mio figlio. Ora torno a sperare: voglio sapere chi ha ucciso Filippo. Da 8 anni mi batto per conoscere la verità. Mio figlio non si è suicidato come volevano farci credere! Per fortuna un giudice ha condiviso le nostre perplessità. D’altronde ci sono due perizie medico legali che stabiliscono in modo inequivocabile che è stato assassinato”.
“Mio figlio – continua Fernando Pittiglio – è stato ucciso su questo non ci sono mai stati dubbi. Il professor Vittorio Fineschi che ha eseguito l’autopsia lo ha scritto chiaramente. Ecco le sue parole: ‘Gli elementi presi in considerazione conducono inequivocabilmente all’omicidio. Il decesso di Filippo Pittiglio va attribuito ad una asfissia meccanica‘. Il guaio è che nessuno ha mai cercato i suoi assassini”. Il padre continua: “Quei criminali non hanno ancora un nome perché le tracce di due DNA trovate sulla corda che c’era attorno al collo di Filippo non sono mai state comparate con il DNA dei marinai dell’equipaggio della nave, che erano filippini. I carabinieri del Ris avevano chiesto subito al pubblico ministero l’autorizzazione per prelevare il DNA di tutto l’equipaggio. Avevano anche chiesto di predisporre delle intercettazioni telefoniche, ma non fu fatto nulla. La nave fu lasciata libera di salpare”. Il Giudice delle indagini preliminari ha chiesto il prelievo e la comparazione del DNA del personale di bordo filippino in servizio sulla nave al momento della morte di Filippo Pittiglio, ordinando inoltre che siano ascoltati gli ufficiali che erano a bordo della nave. Il gip ha chiesto anche di voler sapere quante navi passepartout ci fossero sulla nave e chi le deteneva.
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