A 19 anni dalla morte del parà Emanuele Scieri ci sono stati importanti sviluppi che hanno portato ad una clamorosa svolta nell’indagine: 3 persone sono state indagate, di cui una è attualmente agli arresti domiciliari. La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, nella sua rubrica nel settimanale Giallo, si è soffermata sulle scottanti novità.
Uno scenario raccapricciante è emerso dalle indagini della Commissione di Inchiesta sulla tragica morte del parà Emanuele Scieri, il giovane siciliano di 26 anni laureato in Giurisprudenza e deceduto in circostanze misteriose il 13 agosto del 1999. Il ragazzo era arrivato nella caserma Gamerra di Pisa, insieme alle altre giovani leve, da poche ore ed era già stato vittima di diversi episodi di nonnismo. Nei giorni scorsi la svolta: tre uomini sono stati iscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri. Per uno di loro, l’ex parà Alessandro Panella, sono scattati gli arresti domiciliari, in quanto, secondo chi indaga, vi era la possibilità concreta di fuga.
Gli avvocati difensori di Alessandro Panella hanno già annunciato di voler fare ricorso al Tribunale del riesame contro la misura cautelare domiciliare, scattata il 2 agosto scorso. Nel frattempo la Procura di Pisa, che ormai indaga per omicidio volontario in concorso, continua ad andare avanti con le indagini per scoprire la verità sulla morte di Emanuele Scieri.
La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, nella sua rubrica nel settimanale Giallo (che trovate in edicola fino al 22 agosto 2018), focalizza la propria attenzione sui recenti sviluppi, evidenziando: “A mio avviso non sarà semplice ricostruire tutti i passaggi del caso e chiarire i molteplici aspetti della vicenda che sono stati trascurati all’epoca dagli inquirenti“. “L’obiettivo dell’inchiesta – aggiunge l’esperta – è chiarire definitivamente tutte le responsabilità della morte del paracadutista. Secondo i familiari, che hanno lottato con coraggio in questi lunghi anni, a causare il decesso sarebbe stato un atto di nonnismo e le numerose incongruenze evidenziate, a mio avviso, confermano ampiamente la loro ipotesi. Ora finalmente è arrivata anche la conferma in sede giudiziaria che qualcosa non quadra e che è giunta l’ora di fare chiarezza. A incastrare i tre ex commilitoni della vittima ci sarebbero, secondo gli inquirenti, una serie di elementi, tra cui la manomissione del registro presenze della mattina del decesso di Scieri e alcune testimonianze che collocherebbero i tre para indagati in caserma la sera del 13 agosto 1999 nello stesso intervallo temporale in cui di Emanuele si erano perse le tracce”. Secondo Roberta Bruzzone, come riporta lei stessa su Giallo, vi sono elementi sufficienti per andare a processo.
Photo Credits Facebook