Italiani scomparsi in Messico, trovati 17 cadaveri a Jalisco: escluso il collegamento con Raffaele Russo, Vincenzo Cimmino e Antonio Russo

Una notizia sconvolgente è arrivata dal Messico e precisamente da Jalisco: sono stati trovati 17 cadaveri in due fosse comuni clandestine presenti nello Stato occidentale. Tensione e preoccupazione a Napoli dopo la diffusione della notizia per i tre italiani scomparsi nel gennaio scorso nella città di Tecalitlan, proprio nello stato di Jalisco; fortunatamente, dopo gli accertamenti, nessuno dei corpi senza vita corrisponde a Vincenzo Cimmino, Raffaele e Antonio Russo.

Il procuratore generale di Jalisco, Raul Sanchez Jimenez, ha annunciato sul suo profilo Twitter il ritrovamento di 17 cadaveri in due fosse comuni clandestine presenti nello Stato messicano. A diffondere la notizia sono stati anche i media messicani, divulgando l’informazione anche in Italia. Ed è proprio qui che tale notizia sconvolgente ha seminato molta preoccupazione, soprattutto a Napoli dove risiedono i familiari dei tre italiani scomparsi. Di Vincenzo Cimmino, Raffaele e Antonio Russo non si hanno più notizie da quel terribile 31 gennaio 2018.

A seguito di diversi accertamenti, come riporta la testata locale InterNapoli, è stato verificato che nessuno dei corpi senza vita corrisponde ai tre napoletani; le ricerche quindi continuano. Proprio nei giorni scorsi è stata rinvenuta la seconda autovettura noleggiata dagli italiani: una Honda Crv di colore bianco in disponibilità di Raffaele Russo, il primo dei tre a scomparire nel nulla, che al momento della sparizione aveva 60 anni.

Il figlio Antonio e il nipote Vincenzo infatti, stando quanto ricostruito anche grazie ai messaggi dei due giovani, non avendo più notizie del familiare si recarono a Tecalitlán, dove il gps della macchina di Raffaele aveva dato l’ultimo segnale. Proprio durante la ricerca i due ragazzi sono stati avvicinati da alcuni poliziotti e condotti da quest’ultimi in una località di montagna. Lì ad attenderli ci sarebbe stato il vice capo della polizia di Jalisco, Hilario Farias Mejia, e Don Angel, un noto personaggio legato alla malavita. L’uomo, stando quanto ricostruito, avrebbe pagato la polizia municipale della città di Tecalitlán perché consegnasse i tre napoletani. 

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