Cronaca

Omicidio Pamela, Oseghale alla sbarra: primo processo per l’uomo che l’avrebbe fatta a pezzi

Pubblicato da
Domenico Coviello

Spaccio di droga: in base a questo capo di accusa si svolgerà il prossimo 26 settembre in tribunale l’udienza preliminare del processo a carico di Innocent Oseghale, 29 anni. Il nigeriano è assurto alle cronache in quanto coinvolto nella morte e nel sezionamento del corpo di Pamela Mastropietro, 19 anni, la ragazza fatta a pezzi lo scorso 3 febbraio a Macerata.

Al momento Oseghale è imputato in concorso con  altri, per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. Davanti al gup Claudio Bonifazi, oltre al 29enne nigeriano in carcere per l’omicidio e lo smembramento di Pamela Mastropietro, compariranno Lucky Desmond e Lucky Awelima, di 23 e 27 anni, anche loro nigeriani. Per tutti loro il procuratore Giovanni Giorgio e il pm Stefania Ciccioli hanno chiesto il rinvio a giudizio.

A Lucky Desmond e a Innocent Oseghale i magistrati contestano, tra gli altri, lo spaccio di una dose di eroina a Pamela Mastropietro il 30 gennaio in cambio di 30 euro. La ragazza romana, fuggita da una comunità di recupero in cui si trovava, fu poi uccisa, secondo l’accusa, e il suo corpo è stato dissanguato, pulito con la candeggina e fatto a pezzi, per essere quindi riposto all’interno di due trolley abbandonati vicino Pollenza, in provincia di Macerata. 

Lo scorso 31 luglio, Innocent Oseghale ha ammesso di aver sezionato il corpo della ragazza. A diffondere quanto rivelato nell’interrogatorio, svoltosi alla presenza del procuratore capo di Macerata, è stato l’inviato di Quarto Grado Remo CrociOseghale ha continuato però a rigettare l’accusa di omicidio e di violenza sessuale e, assistito dal suo avvocato Simone Matraxia, ha fatto chiarezza sugli ultimi momenti trascorsi nel suo appartamento di Macerata in compagnia di Pamela. L’indagato, in carcere per l’applicazione della misura cautelare detentiva, ha dichiarato: “Una volta a casa, Pamela si è iniettata l’eroina e subito dopo si è sentita male. Ho chiesto aiuto a Antonhy, un mio amico, al telefono. Lui mi ha suggerito di gettarle sul corpo dell’acqua fredda e di chiamare l’ambulanza. Ho avuto paura. Lei non rispondeva più.

Photo credits: Twitter, Facebook

Domenico Coviello

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