La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone affronta nella sua rubrica nel settimanale Giallo la scomparsa di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno, in provincia di Brescia, visto per l’ultima volta in vita nella sua fonderia l’8 ottobre del 2015.
Le indagini sulla scomparsa di Mario Bozzoli continuano senza sosta. Dall’8 ottobre del 2015 non si hanno notizie dell’imprenditore di Marcheno, in provincia di Brescia, visto per l’ultima volta in vita nella sua fonderia. Per chi indaga l’uomo è stato ucciso. Al momento stati iscritti nel registro degli indagati i due nipoti, Alex e Giacomo Bozzoli, e i due ex operai, Oscar Maggi e Aboagye Akwasi, tutti accusati di omicidio volontario e distruzione dei cadavere. Ed è proprio il corpo mai trovato a porre diversi interrogativi.
La criminologa e psicologa forense italiana Roberta Bruzzone nella sua rubrica nel settimanale Giallo (che potete trovare in edicola dal 2 all’8 agosto 2018), si è soffermata sul misterioso caso dell’imprenditore di Marcheno e sulle ultime novità riguardanti il recente dissequestro dei 300 sacchi di scorie dei forni della società Bozzoli. L’anatomopatologa Cristina Cattaneo e la sua equipe non hanno trovato alcuna traccia dell’imprenditore. La dottoressa Cattaneo è infatti convinta che Mario Bozzoli non è finito in uno dei forni della fonderia, di cui era comproprietario insieme al fratello Adelio, in quanto, se ciò fosse avvenuto, si sarebbe dovuta trovare qualche traccia di Mario Bozzoli.
Anche i Ris di Parma nel 2016 si erano espressi in questa stessa direzione escludendo la presenza di resti umani all’interno dei due formi esaminati. “Insomma – scrive Roberta Bruzzone nella sua rubrica – il corpo di Mario Bozzoli, secondo la Procura, non è stato distrutto all’interno di uno dei forni per la lavorazione dei metalli”. “A mio avviso – ha concluso l’esperta – per sciogliere questa complicata matassa occorre stabilire chi ha avuto maggiori vantaggi dalla scomparsa di Mario Bozzoli“.
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