La Corte europea dei diritti dell’uomo interviene sulle operazioni di sgombero del campo rom River Village, che sono state sospese fino al 27 luglio.
È arrivato da Bruxelles lo stop allo sgombero del Camping River, situato a Roma in via della Tenuta Piccirilli. Dopo l’ultimatum del Campidoglio, che imponeva l’allontanamento di circa 200 nomadi nel giro di 48 ore, lo sgombero dell’insediamento doveva scattare all’alba, ma così non è stato. Questa mattina, martedì 24 luglio, le camionette e i blindati arrivati sul luogo non hanno potuto agire ed andare avanti con gli interventi. Attraverso l’adozione di una misura di emergenza, è intervenuta la Corte europea per i diritti dell’uomo che ha ordinato al Governo Italiano di mettersi da parte e di stoppare lo smantellamento del campo. La decisione è stata presa dopo il ricorso di tre abitanti del campo rom con il supporto dell’Associazione 21 Luglio, che è stato esaminato. Lo sgombero, quindi, è stato sospeso almeno fino a venerdì prossimo, ovvero il 27 luglio.
Ora da Palazzo Chigi dovranno dichiarare alla Corte come intendono agire e quali sono “le misure alloggiative previste per i richiedenti, la data prevista per lo sgombero esecutivo e qualsiasi sviluppo significativo dello sgombero del Camping River”. È stata la stessa associazione 21 luglio, che ha accolto la richiesta d’aiuto dei rom, a denunciare una segregazione su “base etnica” all’interno del River Village e anche ripetute “violazioni dei diritti umani” da parte delle “istituzioni capitoline nelle diverse azioni previste dal ‘Piano rom”.
C’è da dire che il Comune di Roma aveva promesso agli abitanti del “villaggio rom” un contributo economico per affittare una casa, per avviare una start up o per tornare nel proprio Paese d’origine, ma in pochi hanno accettato di lasciare i loro container. Dopo il rifiuto, il Campidoglio ha deciso di andare avanti con la demolizione e lo sgombero, finché lo scorso 19 luglio ad ogni famiglia dell’insediamento è stata notificata l’Ordinanza sindacale del 13 luglio 2018, che imponeva agli occupanti di lasciare l’area il prima possibile. “Necessità di salvaguardare le condizioni igienico-sanitarie” della baraccopoli di via della Tenuta Piccirilli, tutelando così “la salute delle persone ancora presenti nell’insediamento e dei cittadini che vivono nelle aree circostanti” – Hanno affermato dagli uffici comunali. il Camping River doveva essere il primo di 9 villaggi rom, sinti e caminanti riconosciuti dalle istituzioni capitoline ad essere chiuso. Dopo l’intervento dell’Unione Europea sembra non essere ancora arrivato il momento.
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