Giovanni Tria (foto in alto) e la maggioranza M5S-Lega che l’ha scelto come ministro dell’Economia non si sopportano più, a meno di due mesi dalla nascita del governo Conte. L’ultimo conflitto di un rapporto mai decollato si è consumato sulle nomine.
La notizia è riportata dal sito del Fatto Quotidiano, in un articolo a firma di Tommaso Rodano e Carlo Tecce. Gli uomini scelti da Tria (Dario Scannapieco per la Cassa Depositi e Prestiti e Andrea Rivera per la direzione generale del Tesoro) continuano a essere rifiutati da Lega e Movimento 5 Stelle.
Tuttavia oggi 20 luglio si è svolto nella tarda mattinata un vertice – che sembrerebbe essere stato risolutivo – a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Conte, il sottosegretario alla presidenza Giorgetti e il ministro dello Sviluppo Di Maio. Al centro dell’incontro la nomina del presidente della Cassa Depositi e Prestiti, il forziere dello Stato. Notizie relative agli esiti della riunione saranno diffuse dal ministero dell’Economia, affermano fonti di governo.
Ieri 19 luglio, invece, la frattura aveva assunto una proporzione anche pubblicamente imbarazzante: il premier Giuseppe Conte aveva convocato un vertice sulle nomine a Palazzo Chigi alle 15 e l’ha rinviato poche ore dopo. Matteo Salvini ha fatto del sarcarsmo: “Io non ne sapevo nulla. Non sono io a convocare e sconvocare gli incontri”. Anche Giancarlo Giorgetti, sottosegretario a Palazzo Chigi, si era affidato a una battuta velenosa: “Esiste una procedura… Chiedete a chi gestisce la procedura. C’è un’intervista sul Fatto“.
Dal canto suo Luigi Di Maio ha sottolineato questa mattina, 20 luglio, che sulle nomine “non ci sono contrasti. Il nostro obiettivo è trovare i migliori”. E a chi gli chiede se il Movimento sia pronto a chiedere le dimissioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria, per la questione Cdp (Cassa depositi e prestiti), Di Maio risponde “mai chieste, assolutamente“. Chi è vicino a Salvini riferisce invece di un rapporto “profondamente deteriorato” col titolare di via XX Settembre: Tria e gli uomini da lui indicati rappresentano il “vecchio mondo”, o meglio “il solito establishment”.
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