Caso Manuela Teverini, la figlia punta il dito contro il padre: rinvitata l’udienza

A 18 anni dalla scomparsa di Manuela Teverini, la donna sparita nel nulla nell’aprile del 2000 dalla sua casa vicino Cesena, la figlia torna a puntare il dito contro il padre, accusato dell’omicidio della moglie, dell’occultamento di cadavere e anche di detenzione di materiale pedopornografico. 

Sono passati 18 anni dalla scomparsa di Manuela Teverini, la 35enne sparita nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2000 dalla sua casa di Capannaguzzo, in provincia di Forlì. Il caso è stato riaperto e il marito, Costante Alessandri, è indagato per omicidio, occultamento di cadavere e anche per detenzione di materiale pedopornografico. Quest’ultimo capo d’accusa si è aggiunto in tempi recenti, dopo il sequestro del computer dell’uomo. La figlia della coppia, che al momento della scomparsa della madre era molto piccola, continua a lottare per scoprire la verità e ai microfoni di Chi l’ha visto? ha puntato il dito contro il padre: “Si deve vergognare per quello che ha fatto e per quello che ci sta ancora facendo patire. Cosa sia successo è lampante. Basta leggere le indagini“.

Non molti giorni fa si è tenuta l’udienza davanti al gip Giorgio Di Giorgio e la giovane Lisa Alessandri in aula non ha risparmiato il padre, attaccandolo duramente. La ragazza infatti vuole giustizia per aver perso in tenera età la madre. In tale udienza sono stati consegnati al giudice dei filmini salvati su VHS, girati dall’indagato nel 2002. In tali registrazioni, dal titolo sulla “Per non dimenticare”, Costante Alessandri inquadra i panorami attorno alla casa, sostenendo di essere certo che gli inquirenti non sarebbero mai venuti a conoscenza della fine della moglie. 

Le immagini sono ora agli atti e dovranno essere esaminate; si tornerà in aula solo al termine dell’analisi. Il movente del delitto sembrerebbe economico, in quanto si ipotizza che Alessandri abbia ucciso la moglie per impossessarsi dei cento milioni di lire che Manuela Teverini aveva depositato su un conto bancario cointestato. Stando alle indagini, Costante Alessandri aveva il vizio di frequentare le prostitute e Manuela Teverini lo aveva scoperto. Proprio questo “vizietto” lo aveva messo sul lastrico. Inoltre nel dicembre 2002 gli inquirenti lo incastrarono applicando dei microfoni per registrare le sue conversazioni con una delle prostitute del periodo. Ed è proprio mentre era in dolce compagnia che Alessandri avrebbe affermato: “Mia moglie non tornerà più a casa, perché l’ho uccisa“. L’uomo venne arrestato ma dopo un mese venne rimesso in libertà in quanto, durante un interrogatorio, sostenne che la confessione non era veritiera: “Avevo capito di essere intercettato, lo feci per provocare gli inquirenti”.

Costante Alessandri

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