Lo stallo è durato giorni. Alla fine è arrivato l’intervento del Quirinale per sbloccare il caso della Nave della Guardia Costiera Diciotti, attraccata a Trapani giovedì 12 luglio con a bordo decine di migranti che il Ministero dell’Interno non aveva autorizzato a sbarcare.
Finché non è arrivata la telefonata del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio che ha indotto Giuseppe Conte a dare il via libera nonostante la resistenza del Viminale. Fonti del ministero dell’Interno hanno manifestato “stupore” per la telefonata di Mattarella a Conte in merito alla vicenda della nave Diciotti. Le stesse fonti esprimono “rammarico” per la decisione della Procura di Trapani di non emettere alcun provvedimento restrittivo.
Dal canto suo il ministro dell’Interno ha provato a smussare. E ha affermato che il presidente della Repubblica “non si è mai intromesso in quello che io ho fatto come ministro dell’Interno. Io non ho niente da chiarire; se comunque Mattarella vuole capire cosa ho fatto io sono a disposizione, ma la lotta ai clandestini è una delle priorità del Paese. L’unica cosa che mi farebbe arrabbiare è che tutti gli sbarcati della Diciotti finissero a piede libero, qualcuno deve pagare, ci deve essere certezza della pena. Mi auguro la procura faccia in fretta, non può finire a tarallucci e vino” ha detto il ministro a Rtl.
“Il lavoro dei magistrati della Procura di Trapani venga lasciato proseguire senza interferenze” chiede l’associazione nazionale magistrati (Anm), che ritiene ogni richiesta di intervento “ingiustificata e non in linea con i principi di autonomia e indipendenza fissati dalla Costituzione, cui tutti devono attenersi”. “I magistrati lavorano in piena indipendenza ed autonomia rispetto al potere politico: voglio rassicurare tutti – ha chiosato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede -. Salvini ha espresso il suo parere, voleva dire che se qualcuno ha sbagliato deve pagare, ma i fatti parlano chiaro e lo stanno dimostrando proprio con il caso Diciotti”.
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