I consulenti di parte hanno evidenziato come sul corpo di Martina Rossi siano presenti delle lesioni che avvaolorano la tesi della Procura, secondo cui la studentessa genovese sarebbe stata aggredita prima di precipitare dal balcone dell’hotel, dove soggiornava per le vacanze.
Sono stati ascoltati i periti di parte nel processo riguardante la morte di Martina Rossi. Per i medici legali di parte civile sul corpo della studentessa genovese, deceduta a Palma di Maiorca il 3 agosto del 2011, dopo essere precipitata dal balcone dell’hotel Sant’Ana, sono presenti lesioni e segni che non sono compatibili con l’ipotesi del suicidio.
I consulenti hanno dimostrato nel corso dell’udienza, tenutasi il 3 luglio scorso, attraverso foto molto crude, come alcuni segni sul corpo di Martina Rossi non siano compatibili con la caduta che la giovane ha fatto, né quindi con l’ipotesi di suicidio. Sul corpo della studentessa sono state trovate fratture al volto, graffi e una tumefazione alla spalla. Tali elementi hanno portato i consulenti di parte a ritenere che Martina sia stata ferita prima della caduta, avvalorando quindi la tesi della Procura, secondo cui la ventenne stava provando a sfuggire a un tentativo di violenza sessuale da parte di Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, i due ventisettenni di Castiglion Fibocchi, entrambi accusati di aver causato la morte di Martina Rossi come conseguenza di un altro reato.
Per gli avvocati difensori dei due giovani, Martina Rossi si sarebbe lanciata nel vuoto in preda ad una crisi isterica dopo aver aggredito Alessandro Albertoni. In aula è stato mostrato inoltre un video che immortala i due indagati poco prima di essere ascoltati dagli inquirenti a Genova. Proprio in tale contesto Albertoni parla con Vanneschi affermando: “Fo****i, sul corpo non ci sono segni di violenza di tipo sessuale“. La difesa ha contestato il video in aula, ma quest’ultimo è comunque entrato a far parte della documentazione processuale.
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