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Politica

Matteo Renzi, il sondaggio shock che allarma l’ex premier

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Redazione Velvet

Nelle scorse settimane, dopo la durissima sconfitta elettorale del Pd il 4 marzo – partito al minimo storico del 18% – l’ex premier ed ex segretario Matteo Renzi ha accarezzato l’idea di una nuova formazione politica neo centrista ed europeista sul modello di En Marche di Macron (Francia) e di Ciudadanos (Spagna). Ma i numeri non sono dalla sua parte…

Su questo progetto si è abbattuto come una doccia fredda – sottolinea Laura Cesaretti sul Giornale – una rilevazione demoscopica devastante. Renzi ha fatto testare la sua idea da due istituti di sondaggi, Swg e la Emg di Fabrizio Masia. È andata “piuttosto male”, come ha detto lo stesso Renzi ai suoi: una delle due analisi collocava il potenziale partito renzian-macroniano al 4%, appena sopra il quorum, l’altra dava qualche punto in più, ma poca roba.

Il problema, hanno spiegato gli analisti, è che un eventuale “partito di Renzi”, in questa fase, sconta pesantemente la crisi di fiducia che investe l’ex premier sconfitto: nell’ultima rilevazione di Nando Pagnoncelli sui leader, pochi giorni fa, Matteo Renzi si colloca all’ottavo posto, con il 12,3% di voti positivi. Prima di lui c’è Silvio Berlusconi (14,8%) e persino Maurizio Martina (15,2%), mentre Paolo Gentiloni svetta in testa alla classifica Pd con il 34,8%. Il neo-premier Giuseppe Conte, ancora in fase “luna di miele”, veleggia al 52%, Matteo Salvini lo segue al 44%.

Il marchio della sconfitta, che grava su Renzi dall’ormai lontano 4 dicembre 2016, quando i “No” travolsero nel referendum il progetto di innovazione costituzionale su cui aveva investito il proprio patrimonio politico, si ripercuoterebbe su una nuova impresa politica che venisse individuata come renziana. Così, per ora, ogni progetto resta nel cassetto e Renzi è tornato ad occuparsi del Pd. Che per ora è sospeso nel limbo, senza un leader riconosciuto. L’ipotesi di affidare la leadership a Paolo Gentiloni, l’unica che avrebbe messo d’accordo tutti (dai grandi vecchi Prodi e Veltroni all’aspirante leader della sinistra tradizionale Zingaretti fino allo stesso Renzi) è caduta per il cortese ma fermo diniego opposto dal diretto interessato. E all’Assemblea nazionale del 7 luglio prossimo cosa accadrà, visti i risultati tragici per il Pd ai ballottaggi delle Comunali del 24 giugno? Ci si limiterà a confermare Martina alla segreteria, rinviando le scelte ad un congresso da tenersi dopo le Europee del 2019? Il Pd resta un enigma. Che sembra correre verso la sua fine.

Photo credits: Twitter

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