Non si rassegna Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato in primo e in secondo grado all’ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010 e ritrovata soltanto nel febbraio del 2011. Dal carcere l’uomo continua a professarsi innocente e si appella ai veri assassini dell’adolescente.
Massimo Giuseppe Bossetti continua dal carcere ad urlare la propria innocenza. In attesa dell’ultimo grado di giudizio, il muratore di Mapello è in carcere dal 14 giugno del 2014 per il delitto di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010 e il cui corpo è stato rinvenuto il 26 febbraio del 2011. Per la Corte d’Assise di Bergamo a compiere il delitto della minorenne è stato Massimo Bossetti, tanto che lo ha condannato all’ergastolo. Gli avvocati dell’uomo hanno provato in secondo grado a ribaltare la sentenza, ma la Corte d’Appello di Brescia ha confermato la pena giudicando Bossetti colpevole.
Claudio Salvagni, avvocato difensore insieme a Paolo Camporini di Massimo Bossetti, è intervenuto nell’ultima puntata di questa stagione televisiva di Quarto Grado. Ospite in studio ha cercato di spiegare perché il suo assistito è innocente, ripercorrendo le indagini riguardanti la morte di Yara Gabirasio. Nel corso della puntata, andata in onda venerdì 22 giugno, Gianluigi Nuzzi ha focalizzato l’attenzione sull’ultima lettera redatta dal carcere da Massimo Bossetti.
“Non passa un giorno che io non pensi a chi sia o a chi siano gli assassini di Yara – scrive il muratore dal carcere – Non ho bisogno di parlargli, né di scrivergli, perché colui o coloro vedono e sanno il male che stanno continuamente facendo a me e alla mia famiglia. Essendo ancora a piene libero, continuano a ridere di me e della giustizia“. “Ma se hanno un briciolo, un solo un minimo di rimorso, dopo tutto quello che hanno fatto e che continuano nel fare, – aggiunge il muratore di Mapello – dovrebbero solo fare una vera cosa… consegnarsi alle autorità competenti, invece di rovinarmi la vita vedendomi marcire in questo inferno”. Concludendo Bossetti scrive: “Una sola cosa tenevo nel dire a loro: chiunque tu sia o voi siate Vergognati o Vergognatevi nel profondo delle vostre anime“.
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