Revocare la scorta a Saviano? “Saranno le istituzioni competenti a stabilire se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero”. Comunque, “quello di Saviano è l’ultimo dei miei problemi. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione”. Le parole pronunciate dal vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ospite di Agorà su Rai Tre, stanno provocando un vero e proprio terremoto a livello politico.
Il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, ospite di Rainews24, dice: Se Salvini vuole risparmiare “tolga a me la scorta, ma la lasci a Roberto Saviano”. Mentre il vice presidente della Camera, Ettore Rosato parla di: “Minacce inaccettabili per un uomo che ha contribuito a far luce su un sistema criminale pervasivo e pericoloso. Salvini continua a interpretare il ruolo di ministro in modo arrogante e per le sue campagne personali. La scorta a Saviano, come lui stesso raccontò, non è una concessione ma la protezione che lo Stato deve garantire a chi minacciato per avere combattuto mafia e camorra”.
Che non corra buon sangue tra il vicepremier e ministro dell’Interno, e l’autore del bestseller Gomorra, è cosa nota. Nel 2016 Salvini, a ruota libera in diretta Facebook in un taxi in giro per Milano, attaccò il giornalista – dopo essere stato duramente criticato per aver indossato una maglietta della polizia. Dopo aver chiesto dunque a più riprese di escludere Saviano dal programma di protezione e promettendo che una volta al governo gli leverà “l’inutile scorta”, Salvini non molla la presa e scriveva nel 2017: “Il signor Saviano è preoccupatissimo per la possibilità, auspicata da me e da milioni di italiani, che gli venga tolta la scorta, di cui inutilmente gode da tempo. Coda di paglia? Ciaone Saviano, fatti una vita! A spese tue”.
Un ‘invito’ che vuole essere una risposta al messaggio di qualche giorno prima di Saviano che dava a Salvini del ‘ridicolo’: “Magari potessi vivere senza scorta, non vedo l’ora! In ogni caso – aveva aggiunto – questa è la solita bufala di Salvini: la scorta non è decisa dalla politica, dai partiti, ma dall’Ucis (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale). Se avesse studiato, avrebbe evitato l’ennesima figuraccia. Come quella sul tema dell’immigrazione, quando Salvini aveva lanciato provocatoriamente la campagna “un #barconepersaviano”. Anche allora lo scrittore aveva replicato duramente: “È imbarazzante il suo linguaggio sgrammaticato, terrificante. Però a volte bisogna togliersi i guanti e dire che non se ne può più di questo politico improvvisato, che cerca con le affermazioni più banali di attirare la canaglia razzista da cui cerca voti e consenso con post ridicoli e aberranti”.
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