Processo sulla morte di Martina Rossi, ascoltati i testimoni: “Non aveva intenzioni suicide”

Sono stati chiamati a deporre nel processo per la morte di Martina Rossi lo psichiatra al quale la studentessa genovese si rivolse durante il periodo della maturità e una sua amica.

Nell’udienza svoltasi ieri, 25 maggio del 2018, del processo per la morte di Martina Rossi sono stati ascoltati i testimoni chiamati dalla Procura di Arezzo in merito allo stato di salute mentale e psichica della studentessa genovese, deceduta il 3 agosto del 2011, dopo essere precipitata dal balcone dell’hotel Sant’Ana, a Palma di Maiorca, mentre si trovava in vacanza. Secondo il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, la 20enne stava tentando di fuggire ad un tentativo di violenza sessuale da parte di Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni prima di precipitare. I due 27enni di Castiglion Fibocchi sono entrambi accusati di aver causato la morte di Martina Rossi, come conseguenza di un altro reato. 

In aula è stata fondamentale la testimonianza del medico psichiatra che nella primavera del 2009, come riporta Arezzo Notizie, curò la studentessa. Con l’avvicinarsi dell’esame di maturità e con il successivo momento in cui si sarebbe dovuta allontanare dalla famiglia per proseguire la propria vita, Martina Rossi aveva sentito il bisogno di chiedere aiuto per lo stato d’ansia che stava attraversando. Il dottor Pietro Ciliberti ha raccontato dell’ultimo incontro con la ragazza, rivelando: “Era il 2010 e l’incontro fu più un saluto tra due persone che si vedevano dopo tempo piuttosto che una visita medica. La trovai più matura e più organizzata”. “Dopo la maturità Martina era una persona diversa: più stabile, solida, anche se ancora un po’ ingenua – ha aggiunto il dottore nella sua deposizione – non era una diciottenne smaliziata: credeva nell’altro, si fidava. Tendo ad escludere che prendesse ancora farmaci”. Nonostante il difficile momento che stava attraversando all’epoca Martina, il medico in aula ha sostenuto di non aver mai notato, in quel periodo, segnali che facessero pensare a rischi autolesivi.

Ciliberti ha inoltre riferito che dopo la maturità i disturbi erano spariti e che la ragazza era piena di voglia di vivere. Martina Rossi era stata curata all’epoca con un terapia farmacologica, composta da psicofarmaci non particolarmente potenti. In aula è stata inoltre ascoltata anche un’amica della studentessa genovese che ha confermato la tesi dello psicologo.

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