Un reporter statunitense di 38 anni, Tallmadge D’Elia, è morto a causa dell’esplosione della sigaretta elettronica che stava fumando. È la prima persona negli Stati Uniti a essere rimasta uccisa da una e-cigarette. D’Elia in quel momento si trovava nella casa di famiglia a St Petersburg, in Florida.
Non si tratta purtroppo del primo incidente del genere negli Usa. In soli sette anni è capitato a 195 fumatori americani e 38 di questi hanno riportato ferite gravi come fratture al collo e denti frantumati. Mai nessuno però aveva perso la vita. Tallmadge D’Elia ha lavorato per molto tempo come produttore televisivo, poi ha scelto la carriera del freelance e si è trasferito a St. Petersburg, in Florida. E proprio lì si trovava quando il 5 maggio scorso è stato ritrovato già morto dai vigili del fuoco.
La camera da letto in fiamme e il suo corpo ricoperto per l’80% da ustioni. L’autopsia l’ha confermato due giorni fa: la colpa è della sigaretta elettronica, che è esplosa. Due pezzi del rivestimento in plastica sono stati infatti ritrovati nel cranio dell’uomo. Quello che l’autopsia non specifica è come ha fatto la sigaretta a esplodere. Si sa, però, che era stata modificata, per rendere possibile un maggior accesso alla batteria da parte del fumatore.
Il voltaggio infatti non veniva regolato come in tutti gli altri modelli dello stesso tipo. Il presidente dell’American Vaping Association ha rassicurato che le e-cigarette sono tutte dotate di dispositivi di sicurezza, mentre la Smok E-Mountain, la fabbrica da dove veniva quella di D’Elia, ha dato la colpa a chi ha prodotto le batterie. Si tratta in realtà delle stesse al litio, usate anche per gli smartphone e che non hanno mai causato problemi gravi, eccezion fatta per i casi di esplosione dei Galaxy 7 Note.
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