Il leader nordcoreano Kim Jong-un minaccia di far saltare il summit con presidente Donald Trump per le esercitazioni miliari congiunte Washington-Seul. Torna il forse, quindi, il super vertice di pace fissato per il 12 giugno prossimo a Singapore.
Secondo quanto riporta la Yonhap, la Corea del Nord – tramite l’organo ufficiale del regime North Korean Centra News Agency – avrebbe definito le esercitazioni congiunte Washington-Seul “una provocazione militare internazionale” che rischia di minare i colloqui diplomatici che dovrebbero culminare con il vertice tra i due leader il prossimo 12 giugno a Singapore.
“Gli Stati Uniti dovranno prendere attente decisioni sul destino del pianificato summit Corea del Nord-Usa alla luce di questo provocatorio putiferio congiunto con le autorità sudcoreane”, è stato il monito di Pyongyang, “non rinunceremo mai al nucleare in cambio di aiuti economici”. Non c’è quindi alcun interesse “a tenere il summit tra leader il 12 giugno se basato sulla richiesta unilaterale di rinunciare agli armamenti nucleari”, fa sapere il regime di Kim.
In altri termini, “il modello di denuclearizzazione stile Libia è inaccettabile“. “Andiamo avanti col lavoro per pianificare l’incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un”: così la portavoce del Dipartimento di stato Heather Nauert commenta la minaccia di Pyongyang. L’avvertimento di Kim è stato ambiguo. Non si capisce se si tratti di uno sfoggio di muscoli in vista del faccia a faccia con Trump o se stia ponendo dei seri ostacoli all’accordo con gli Usa. Il nuovo round di esercitazioni militari congiunte Washington-Seul riprenderà venerdì 18 maggio e nella migliore delle ipotesi, sottolinea Viktor Cha della Georgetown University sul New York Times, la Corea del Nord lascia intendere che saranno oggetto delle negoziazioni con Trump. E se Seul ha definito “deplorevole” la decisione unilaterale di Pyongyang di annullare i colloqui di oggi nel villaggio di confine Panmunjom, il fallimento dei negoziati con Kim rappresenterebbe un’eclatante sconfitta per Trump che ha già indirettamente reclamato di meritare il Nobel per la Pace mentre 18 parlamentari repubblicani hanno formalmente presentato la sua candidatura.
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