Sembra non esserci pace per Giancarlo Ricci, l’ex pugile dilettante seviziato, mutilato, semi carbonizzato e poi ucciso nel 1988 a Roma da Pietro De Negri. L’uomo aveva confessato l’intero omicidio ed era stato condannato 24 anni di reclusione. Nel 2005 è tornato in libertà, ma la madre dell’ex sportivo non è convinta della colpevolezza e chiede alla Procura di Roma nuove indagini.
Una morte atroce quella di Giancarlo Ricci, l’ex pugile di 27 anni brutalmente ucciso dopo ore di sevizie e mutilazioni il 18 febbraio del 1988, a Roma, il cui cadavere era stato rinvenuto in un prato. Ad attribuirsi le colpe del brutale omicidio, confessando tutte le torture, fu Pietro De Negri, un uomo, all’epoca dei fatti 31enne, avente un negozio di toelettatura per cani nel quartiere Magliana. L’uomo, minuto e dall’aspetto apparentemente inoffensivo, fu condannato a 24 anni di reclusione ed è tornato in libertà nell’ottobre del 2005. Nonostante De Negri abbia confessato il movente e l’omicidio, la madre di Giancarlo Ricci, Vincenzina Carnicella, non è convinta che ad uccidere il figlio, alto ed atletico, sia stato il proprietario del negozio in cui si è consumato il delitto. Il legale della donna ha fatto richiesta di nuove indagini alla Procura di Roma, atte a comprendere la dinamica e il movente dell’omicidio.
La confessione di Pietro De Negri fu agghiacciante. L’uomo affermò alla Polizia e agli inquirenti il movente che lo aveva spinto ad un atto così cruento, ricostruendo inoltre le lunghe ore di sevizie. De Negri raccontò di essere stato a lungo perseguitato da Giancarlo Ricci, subendo percosse dall’ex pugile. Quando subì l’ennesima violenza da parte di Ricci davanti a sua figlia, De Negri perse il lume della ragione pianificando un vero e proprio agguato. Tese una trappola a Giancarlo Ricci, dicendo all’uomo che il 18 febbraio nel suo negozio sarebbe arrivato uno spacciatore con un etto di cocaina. L’ex pugile assieme a De Negri organizzò una rapina al presunto pusher con la droga. In realtà la storia dello spacciatore fu una trappola mortale. Con l’inganno, stando alla confessione del “Canaro” (soprannome attribuitogli per via del suo lavoro, ndr), lo fece entrare in una gabbia per cani e da quel momento in poi iniziò la lenta agonia di Giancarlo Ricci, durata 7 lunghe ore.
“Volevo far rassomigliare la sua faccia a quella di un cane – dichiarò Pietro De Negri al momento della confessione – e così gli ho anche tagliato le orecchie come facevo ai dobermann. Sembrava uno zombie. Non moriva mai. Alla fine, esasperato, gli ho aperto la bocca con una chiave inglese, rompendogli i denti, e l’ho soffocato mettendogli dentro tutto quello che gli avevo amputato. Poi l’ho portato tra i rifiuti, dove si meritava, e gli ho dato fuoco…“. L’autopsia rivelò invece che l’ex pugile morì dopo circa 30 minuti di torture e che probabilmente, quanto sostenuto da De Negri era in esatto per via dell’assunzione di cocaina durante l’omicidio. La madre di Giancarlo Ricci continua a non credere totalmente alla versione dei fatti di De Negri e questa sera, 16 maggio 2018, lancerà un appello nel programma Chi l’ha visto?, rivolgendosi direttamente all’uomo che dal 2005 è in libertà.
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