Nelle aspettative di molti il governo M5S – Lega avrebbe dovuto già essere in campo, con tanto di premier e ministri. Lo scorso fine settimana infatti il “contratto” di programma fra il primo e il terzo partito d’Italia (per percentuale di voti ottenuti alle elezioni del 4 marzo) sembrava cosa fatta. Ma ora tutto sembra invece precipitare verso il voto anticipato. Vediamo perché.
Come sottolinea IlSole24Ore, a campeggiare nell’elenco degli ostacoli all’accordo c’è lo snodo del rapporto con l’Europa – su cui fa da guardiano severo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – da cui dipendono sia la collocazione internazionale dell’Italia sia le prospettive del bilancio pubblico. Dopo il discorso di Matteo Salvini all’uscita dal colloquio al Quirinale, ieri 14 maggio, emergono però altri problemi, denunciati con brutale schiettezza dal leader leghista.
IL “CONTRATTO” SOTTOPOSTO AL VOTO DEI MILITANTI
Il contratto di governo inciampa anche sulle grandi opere, la gestione dei migranti, la giustizia e la sicurezza, a partire dalla legittima difesa. La discussione promette di continuare ancora per qualche giorno, prima del fine settimana quando il testo definitivo dovrebbe andare all’esame telematico dei militanti Cinque Stelle e a quello analogico sotto i gazebo della Lega. Ma è prima di tutto l’atteggiamento verso la Ue a separare la linea prudente dell’ultimo M5S, che proprio su questo aspetto ha costruito il rapporto con il Quirinale, e quella di rottura confermata dalla Lega.
EUROPA, CROCE E DELIZIA
Il nodo è sia politico sia economico, spiegano sul Sole24Ore Marco Mobili e Gianni Trovati. Le bozze del contratto confermano la collocazione internazionale del Paese chiedendo però allo stesso tempo di mettere fine alle sanzioni alla Russia. Sul punto Salvini continua a essere tranchant, spiegando che o si riesce “a dare vita a un Governo che ridiscute i vincoli esterni con l’Europa oppure è un libro dei sogni”.
PIU’ SPESA PUBBLICA MA FINO A QUANTO?
Tradotto in cifre, significa prima di tutto decidere quale livello di deficit mettere in calendario per i prossimi anni; e provare quindi a costruire il quadro dei finanziamenti per i tagli fiscali, il superamento della legge Fornero, l’avvio del reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l’impiego. Il tutto senza dimenticare i 12,4 miliardi sul 2019 e i 19,1 miliardi sul 2020 necessari per bloccare gli aumenti Iva, obiettivo su cui tutti i partiti (anche quelli che si preparano all’opposizione) sono d’accordo.
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