La difesa di Michele Buoninconti, accusato dell’omicidio della moglie Elena Ceste, dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino, è pronta ad affrontare la Suprema Corte e a dimostrare che il vigile del fuoco è innocente. La criminologa Roberta Bruzzone non è però d’accordo con la tesi sostenuta dagli avvocati.
Si riaccendono i riflettori sul delitto di Elena Ceste, la 37enne scomparsa il 24 gennaio del 2014 da Costigliole d’Asti. Dopo lunghe indagini e a seguito del ritrovamento del corpo della donna, nell’ottobre del 2014, è stato arrestato il marito, Michele Buoninconti, con l’accusa di omicidio volontario. Nel luglio del 2015 è iniziato il lungo percorso giudiziario che vede il solo imputato a rispondere del delitto. Il primo grado di giudizio si è concluso con una condanna al massimo della pena prevista per il rito abbreviato, pari a 30 anni di reclusione. Il 15 febbraio 2017, nonostante la difesa abbia provato a ribaltare la sentenza, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino hanno confermato la condanna. Gli avvocati di Michele Buoninconti non si sono arresi e, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, sono pronti a lottare per l’innocenza del vigile del fuoco.
I legali difensori Enrico Scolari e Giuseppe Marazzita sono pronti ad affrontare la Suprema Corte, convinti di poter ottenere la restituzione del fascicolo alla Procura di Asti, così da riprendere l’inchiesta da principio o quasi. I due avvocati sono convinti che Elena Ceste non è stata uccisa dal marito, bensì fu vittima di una caduta accidentale nel canale, dove poi venne rinvenuta in avanzato stato di decomposizione. Secondo la difesa la donna era in uno stato psicotico, diagnosticato anche da un perito, e per tale ragione uscì di casa nuda presa da una crisi nervosa, nonostante fosse una mattina di gennaio. Elena Ceste, per la difesa, avrebbe quindi abbandonato i vestiti nel cortile di casa, vagando successivamente nei campi limitrofi per poi avvicinarsi al canale del Rio Mersa. Lì la donna, secondo la tesi della difesa, potrebbe essere scivolata sbattendo la testa e morendo per ipotermia.
A non credere alla tesi dell’innocenza di Michele Buoninconti vi è la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone. Nella rubrica presente sul settimanale Giallo, l’esperta si esprime con chiarezza a riguardo: “Di questa presunta ‘pazzia acuta’ di Elena, Michele è, guarda caso, l’unico testimone. Ecco perché si tratta di una tesi fragile a mio avviso, priva del minimo riscontro, che si è frantumata contro la solidità delle argomentazioni offerte dall’accusa ed è già stata smentita dalle sentenze precedenti”. La difesa di Buoninconti non è mai riuscita a provare che Elena Ceste abbia avuto una crisi psicotica la mattina in cui è scomparsa, in quanto la donna non ha mai dato segni di squilibrio in precedenza. Secondo la criminologa Roberta Bruzzone la sorte per Buoninconti sarà la stessa delle precedenti sentenze: “A mio avviso la condanna verrà confermata anche in Cassazione“.
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