Le indagini riguardanti il brutale omicidio di Pamela Mastropietro continuano senza sosta. L’avvocato della famiglia della ragazza, nonché zio della 18enne, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus per commentare le intercettazioni shock dei due indagati.
A pochi giorni dai funerali di Pamela Mastropietro, la 18enne romana brutalmente uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio scorso, lo zio nonché legale della famiglia della ragazza è intervenuto ai microfoni del programma Legge o Giustizia di Radio Cusano Campus. Le indagini sull’omicidio non sono ancora concluse e al momento sono indagati con l’accusa di concorso in omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere quattro persone, di cui tre in carcere.
Lo zio di Pamela Mastropietro è intervenuto in merito alle recenti intercettazioni in carcere di due imputati: “Per onore di verità devo dire che non sono a conoscenza di queste intercettazioni ma ho letto quello riportato dalle varie cronache – ha esordito l’avvocato Verni-. Purtroppo capita spesso in questo processo che l’avvocato della famiglia apprenda notizie prima dalla stampa che da fonti ufficiali. Infatti abbiamo già denunciato una fuga di notizie che rischia di compromettere le indagini. Queste due persone hanno già dimostrato di non essere di primo pelo, se non altro per il contenuto delle loro stesse dichiarazioni; non è quindi, improbabile pensare che potessero sapere di essere intercettati e quindi di aver detto queste cose per riversare la responsabilità sul principale indiziato. È chiaro, nessuno vuole incolpare qualcuno e rispettiamo sempre il principio di presunzione di non colpevolezza e la fase processuale cui ci troviamo però si denota comunque un quadro raccapricciante, di una delinquenza e di una criminalità molto efferata, che peraltro ci siamo importati da noi”.
L’avvocato Verni ha inoltre raccontato la paura che ha avuto una interprete dei 3 uomini imputati: “Questa efferatezza si collega anche a quanto dichiarato dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Macerata, Giovanni Giorgio, nella sua ultima conferenza riguardo la circostanza della scomparsa della prima interprete che ebbe a tradurre gli atti processuali, e dell’impossibilità a trovarne altri perché impauriti dalle intimidazioni che potrebbero subire loro personalmente o tramite le loro famiglie. Tutto questo porta a connotare un sistema intimidatorio”. Lo zio di Pamela Mastropietro ha esposto le sue perplessità in merito all’intervento dell’autorità: “Mi domando l’ambasciata nigeriana che contributo abbia dato, perché giustamente ha subito preso le distanze e ha condannato i fatti all’indomani di quanto compiuto da Luca Traini. La domanda che mi pongo è se ora l’ambasciata nigeriana stia mettendo a disposizione i suoi collaboratori per interpretare e tradurre gli atti processuali. Sarei curioso di sapere queste cose, in un clima di intimidazione e omertà che sembra aver coperto anche la comunità nigeriana di Macerata. Tra l’altro sarebbe curioso capire che fine abbia fatto la questione del pozzo degli orrori, ossia della fossa comune a Porto Recanati, all’indomani di quanto accaduto a Pamela. I due fatti sono collegabili, Pamela era destinata a far parte della fossa comune visto che tutti i suoi resti furono messi in due trolley e lasciati in un punto della strada dove potevano essere facilmente recuperati da qualcun altro? O esiste qualche altra fossa comune? Perché a questo punto ci si può aspettare di tutto visto il quadro raccapricciante”.
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