Sono dieci le vittime della strage avvenuta a Toronto, in Canada, dove ieri 23 aprile un furgone guidato da uno studente di 25 anni, non affiliato a gruppi terroristici, si è lanciato a tutta velocità sulla folla a Yonge Street. Oltre alle vittime ci sono anche 15 feriti.
La strage di pedoni, ha detto il capo della polizia, Mark Sauders, è stato un “atto che sembra decisamente deliberato”. La polizia ha però negato rischi per la sicurezza nazionale “collegati a questo terribile evento” ed ha precisato che il killer, Alek Minassian, 25 anni, non era noto alle forze dell’ordine. Secondo una prima ricostruzione, il furgone bianco è improvvisamente salito sul marciapiede dove ha cominciato a travolgere i passanti. Il conducente avrebbe guidato a lungo colpendo le persone una ad una, ha riferito un testimone alla Cnn. La scena che si è presentata davanti agli occhi dei soccorritori è stata impressionante: tante le persone a terra, alcune scaraventate a diversi metri di distanza.
Molte di loro erano impiegati in pausa pranzo, visto che la zona è centrale e piena di uffici. Una scia di sangue lunga oltre un chilometro, tanto è durata la corsa del furgone prima che la polizia lo circondasse e bloccasse. L’attacco è avvenuto alle 13:30 ora locale, le 19,30 in Italia, all’incrocio tra Yonge e Finch, a una trentina di chilometri dal luogo in cui erano riuniti i ministri del G7, tra cui gli italiani Angelino Alfano e Marco Minniti. Il furgoncino era stato noleggiato. Alcune delle vittime non sono ancora state identificate.
“Uccidimi” avrebbe detto il killer alla polizia. “Sparami in testa”, avrebbe insistito puntando qualcosa contro gli agenti come se fosse un’arma. Poco dopo è stato ammanettato. Il premier canadese, Justin Trudeau, ha espresso vicinanza alle vittime e ringraziato i soccorritori. “Stiamo monitorando la situazione da vicino e continueremo a lavorare con le autorità senza esitazione”, ha dichiarato offrendo le condoglianze alle famiglie delle vittime. La first lady Melania Trump, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente messicano Enrique Pena Nieto e l’ex ministro canadese Stephen Harper, sono tra coloro che hanno espresso loro solidarietà al Canada. A Toronto ai primi di giugno si terrà il summit dei capi di Stato e di governo dei sette Paesi più industrializzati. L’Unità di Crisi della Farnesina è al lavoro per verificare quanto sia accaduto e, in particolare, l’eventuale coinvolgimento di connazionali.
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