Salah Abdeslam, l’unico terrorista superstite degli attentati dell’Isis a Parigi, il 13 novembre 2015, è stato giudicato con il suo complice Sofien Ayari per tentato omicidio e possesso illegale di armi in relazione a una sparatoria con la polizia avvenuta a Bruxelles nel 2016.
L’accusa si riferisce alla sparatoria avvenuta a Bruxelles il 15 marzo 2016 durante una perquisizione della polizia. Un sospetto terrorista rimase ucciso e quattro poliziotti feriti. Abdeslam venne arrestato il 18 marzo a Molenbeek. In tribunale oggi 23 aprile non erano presenti né Abdeslam, che si trova in un carcere francese, in uno dei bracci di Fleury-Mérogis, né Ayari.
Il terrorista comparve invece all’udienza del febbraio scorso, dove, dopo il mutismo assoluto dietro cui si era fino ad allora trincerato dal giorno della sua cattura, pronunciò solo poche parole: “Quello che constato è che i musulmani sono trattati nel peggiore dei modi, non c’è presunzione d’innocenza. Non ho paura di voi né dei vostri alleati, ho fiducia in Allah”. Il giovane si rifiutò poi di rispondere alle altre domande dei giudici.
“Il mio silenzio non fa di me né un criminale né un colpevole, è la mia difesa, vorrei che ci si basasse su prove scientifiche” si limitò ad aggiungere. La pena è di vent’anni per entrambi i terroristi. Nessuna circostanza attenuante è stata riconosciuta dai giudici. La presidente del tribunale di Bruxelles ha sottolineato che Abdeslam e Ayari hanno dimostrato “un completo disprezzo per la vita altrui”.
Photo credits: Twitter, Facebook