Omicidio Noemi Durini, chiuse le indagini preliminari: la Procura non ha dubbi

La Procura dei Minorenni di Lecce che indaga sul brutale delitto di Noemi Durini ha chiuso l’inchiesta sul caso indagando esclusivamente Lucio Marzo per omicidio volontario nei confronti della fidanzata. 

Si è conclusa l’indagine riguardante l’efferato omicidio di Noemi Durini, la 16enne di Specchia, in provincia di Lecce, brutalmente uccisa il 3 settembre del 2017. La Procura dei Minorenni ha chiuso l’inchiesta sul caso. A firmare l’avviso del termine delle indagini è stato il Procuratore Capo Maria Cristina Rizzo e il sostituto procuratore Anna Carbonara. L’unico ad essere indagato per la morte della studentessa è il fidanzato Lucio, all’epoca dei fatti ancora minorenne. Il giovane, ora maggiorenne, è indagato con l’accusa di omicidio volontario con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà.

Nelle ore precedenti la conclusione delle indagini è stata depositata la perizia dei Ris, effettuata al fine di rivelare e confrontare le eventuali tracce di Dna sui reperti e sul materiale oggetto di sequestro. Il responso confermerebbe la responsabilità di Lucio nell’omicidio di Noemi Durini. È stato inoltre depositato anche l’esame sui dispositivi informatici e mobili sequestrati durante le indagini. L’accertamento tecnico non ripetibile, eseguito dallo specialista Claudio Leone, ha confermato le accuse nei confronti del ragazzo di Montesardo. Tra i reperti esaminati vi sono il cellulare trovato in un cassetto e consegnato dalla madre di Noemi Durini agli inquirenti, quello del padre di Lucio, di alcuni amici della coppia, ascoltati in merito al rapporto tra i due ragazzi. Sono state inoltre analizzate anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza lungo il percorso fatto dai due adolescenti. 

Non risultano quindi indagati né il meccanico di Patù Fausto Nicolì, tirato in ballo dal fidanzato di Noemi Durini nelle successive confessioni, né il padre di Lucio, il signor Biagio Marzo, indagato inizialmente come atto dovuto e tirato in ballo recentemente in una nuova versione dei fatti dal figlio.

 

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