La presidente del Senato, seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Alberti Casellati è salita al Quirinale dove è stata convocata, oggi 18 aprile, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capo dello Statole ha affidato un incarico esplorativo per formare un nuovo governo dopo il voto del 4 marzo e le inconcludenti trattative fra i partiti.
“Il presidente della Repubblica ha affidato a Elisabetta Casellati il compito di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle e l’esistenza di un premier condiviso”. Così Ugo Zampetti, segretario generale della Presidenza della Repubblica annuncia la scelta di Mattarella. Un mandato mirato e con una scadenza precisa: “venerdì 20 aprile”. La Casellati: “Ringrazio il Colle e terrò costantemente aggiornato il presidente Mattarella: gli incontri avverranno in tempi molto rapidi”.
La scelta di Mattarella avviene in una situazione a dir poco surreale, in cui i fatti smentiscono quanto i partiti hanno affermato durante l’ultimo giro di consultazioni, caricando quindi di incognite le scelte del Capo dello Stato. Giovedì scorso i tre leader del Centrodestra avevano chiesto a Mattarella di partire dal loro: la coalizione più votata. L’unità della coalizione aveva mostrato nuove crepe con le prese di posizioni dopo l’attacco Usa in Siria, e ieri in Aula le divergenze sono state confermate.
L’impressione, diffusa in ambienti politici, è che con le proprie dichiarazioni sulla Siria Matteo Salvini, che ieri ha rinnovato l’appello a Di Maio a “vedersi e parlare di programmi”, si sia autoescluso (forse consapevolmente) dal primo pre-incarico politico. Dal canto suo, M5S ha fatto sapere di non volere che tale incarico sia affidato al presidente della Camera Roberto Fico (“sarebbe irrealistico”).
Apprezzamento per Elisabetta Casellati è stato espresso da Matteo Salvini e da Mariastella Gelmini, anche se molti “azzurri” avrebbero preferito tenere in serbo questa carta per un successivo tentativo: più d’uno sperava in un incarico a Fico che non avrebbe potuto rifiutarsi di incontrare Silvio Berlusconi, facendo così cadere il veto verso di lui.
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