A una settimana dall’attacco alla città ribelle di Douma, in cui sono morte decine di uomini, donne e bambini uccisi con armi chimiche, il presidente Usa Donald Trump, appoggiato da Gran Bretagna e Francia, ha ordinato una rappresaglia da arei e navi contro il regime siriano di Bashar al Assad, sostenuto dalla Russia. Lo ha fatto in diretta tv. Sarebbero un centinaio i missili lanciati su Damasco e Homs. Ma avrebbero colpito “solo obiettivi limitati”. Il governo italiano, per bocca del premier dimissionario Paolo Gentiloni, afferma che all’offensiva non ha partecipato l’Italia. E auspica che questo attacco “non sia l’inizio di un’escalation militare”.
“PER L’ATTACCO CHIMICO…”: MA LE PROVE NON CI SONO
In un drammatico discorso alla nazione Trump ha insistito sulla necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad, definito “un mostro” che massacra il proprio popolo. In realtà non ci sono prove inconfutabili che l’attacco di Douma sia stato effettuato dalla forze governative pro Assad, che ha negato con forza di aver fatto strage di bambini.
“COLPITI TRE OBIETTIVI…”
I primi missili Tomahawk cadevano su Damasco e Homs proprio mentre il presidente americano stava ancora parlando, intorno alle 22 ora di Washington, le 3 di notte in Italia. Per ora si sarebbe trattato di una “one night operation”, un’operazione unica durata poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati colpiti principalmente tre obiettivi, come ha spiegato il Pentagono: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.
DA DOVE SONO PARTITI I MISSILI
I missili sono partiti sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle navi militari americane posizionate nelle acque del Mar Rosso. “Questo è un chiaro messaggio per Assad”, ha spiegato il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis, assicurando come al momento non si registrino perdite tra le forze Usa e come sia stato compiuto ogni sforzo per evitare vittime civili. Non viene detto, però, se e quanti uomini, donne e bambini siano morti in questo attacco della triade Usa-Gb-Francia.
LA REAZIONE DELLA RUSSIA: “ATTENTI…”
La risposta di Mosca, stretta alleata di Damasco, è arrivata dopo l’annuncio della fine della prima ondata di raid e di bombardamenti: “Le azioni degli Usa e dei loro alleati non resteranno senza conseguenze“, ha detto l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov. L’impressione di molti osservatori però è che gli obiettivi da colpire siano stati condivisi con Mosca, non fosse altro che per evitare incidenti e non colpire personale o postazioni russe in Siria. Dal canto suo il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, aveva dichiarato: “Abbiamo dati inconfutabili” sul fatto che “l’attacco chimico di Duma, in Siria, è stato organizzato“. “I servizi speciali di un paese, che ora sta cercando di essere nelle prime file della campagna russofoba, sono stati coinvolti in questa messa in scena”, aveva aggiunto il responsabile della diplomazia del Cremlino.
DURA REAZIONE DELL’IRAN
La prima reazione di Damasco è tesa a sminuire i risultati dell’operazione degli Usa e dei suoi alleati: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Damasco, i danni sono limitati. Dura la reazione dell’Iran. “Gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno prove sull’attacco chimico in Siria e sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all’attacco deciso senza aspettare che prendessero una posizione gli ispettori dell’Opac”: lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Bahram Ghasemi, citato da alcuni media americani.
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