Ancora una notte senza pace nelle Marche: dopo la violenta scossa di terremoto di magnitudo 4.6 di ieri 10 aprile, una nuova scossa di 3.4 stata registrata alle 2 del mattino di oggi 11 aprile, con epicentro a 2 km da Pieve Torina, in provincia di Macerata. Ma il teremoto ha colpito anche le provincie di Grosseto e Pisa.
Si tratta della più forte di quattro scosse rilevate dalla mezzanotte nella zona, tra cui un’altra di magnitudo 2.9 alle 1:52. Non si segnalano al momento ulteriori danni ma non c’è pace per la popolazione dopo la grande paura di ieri all’alba. Non basta. Una scossa sismica di magnitudo 3.3 è stata invece registrata dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia anche in Toscana, tra le province di Grosseto e Pisa, alle 6.41 di questa mattina e a 8 chilometri di profondità. Epicentro nei comuni di Monterotondo Marittimo (Grosseto) e Castelnuovo Val di Cecina (Pisa).
LA FAGLIA ATTIVA DA 2 ANNI
La zona interessata dai terremoti di questi ultimi giorni nelle Marche si era attivata a fine ottobre 2016, tra il 26 e il 30 ottobre, quando sono avvenuti alcuni dei più forti eventi sismici della sequenza: quelli del 26 ottobre di magnitudo 5.4 e magnitudo 5.9 e quello di magnitudo 6.5 del 30 ottobre 2016. Negli ultimi mesi del 2017 sono stati localizzati una media di 30-40 eventi al giorno.
FINO A 140 EVENTI SISMICI AL GIORNO
Ai primi di marzo 2018 la sismicità è aumentata superando in un caso i 100 eventi al giorno e anche in questi primi giorni di aprile ha superato i 140 eventi al giorno. Questo aumento di sismicità è prevalentemente concentrato proprio nel settore più settentrionale del sistema di faglie attivato nel 2016, vicino ai comuni di Muccia, Pieve Torina, Pievebovigliana, sempre provincia di Macerata.
MUCCIA, UN PAESE CON POCHISSIME CASE AGIBILI
La scossa di ieri ha fatto crollare a Muccia il piccolo campanile della Chiesa del ‘600 di Santa Maria di Varanò. Sono in corso accertamenti per verificare se vi siano ulteriori danni sulle poche case rimaste agibili in paese: su 920 abitanti, 550 sono sistemati nelle cosiddette “Sae” – i moduli abitativi per l’emergenza -: 120-130 persone stanno in case agibili e il resto in sistemazione autonoma o da parenti.
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