Entra nel vivo la partita per il nuovo governo: oggi 5 aprile al Quirinale saliranno le delegazioni dei grandi partiti e con loro si delineerà con maggiore chiarezza quale scenario si potrà concretizzare e quali equilibri usciranno dallo studio alla Vetrata.
Il primo giorno di consultazioni al Quirinale è passato senza scossoni, nessuna sorpresa eclatante, ma qualche piccolo segnale di novità rispetto alle mille dichiarazioni che si sono registrate in questo mese trascorso dalle elezioni. Innanzitutto nessuno dei consultati ha chiesto il ritorno alle urne, anzi la maggioranza ha chiesto che si possa evitare di precipitare nuovamente il Paese alle urne. L’unica che vi ha accennato come possibilità, anche se da scongiurare, è stata Giorgia Meloni, ultima della serata di ieri alla guida di Fdi, che ha chiarito in caso non si riuscisse a dar vita a un governo a trazione centrodestra, che servirà una nuova legge elettorale.
Salgono al Quirinale oggi Silvio Berlusconi alla guida di Fi, Matteo Salvini della Lega, Maurizio Martina del Pd e Luigi Di Maio di M5S. I quattro anche ieri non si sono scambiati grandi cortesie, anzi hanno confermato quel clima di veti e controveti che non fa ben sperare in una soluzione a breve. Forse più per questo che per l’effettivo andamento dei colloqui, Beatrice Lorenzin è stata chiara: “Questa consultazione è interlocutoria”.
E Anche Giorgia Meloni ha azzardato che questi colloqui possano “non essere risolutivi” ed ha ipotizzato che nelle prossime consultazioni il centrodestra possa andare unito. Isomma, pochi si illudono sul fatto che ci possa essere il colpo di scena. Il centrodestra, anche dal Quirinale, è apparso compatto: la leader di Fdi ha anzi dichiarato la sua indisponibilità ad allearsi con chi lo vuole dividere, lanciando strali contro chi pone veti. Il M5S invece vuole dividere Lega e Fi. Il Pd resta su una linea di opposizione.
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