Intervista a Beatrice Mariani, che all’esordio letterario con il romanzo “Una ragazza inglese” (Sperling & Kupfer), riattualizza nella Roma di oggi i tormenti e le passioni della Jane Eyre di Charlotte Brontë. E racconta a VelvetMag la sua visione della lettura e dello scrivere come atto creativo.
Jane Emili non ha ancora 20 anni, è sola e senza esperienze di vita per poter affrontare il mondo. È una giovanissima apparentemente d’altri tempi la protagonista del libro di Beatrice Mariani (www.beatricemariani.it). In lei però molte ragazze di oggi possono provare a identificarsi. Nel confronto scontro con i personaggi della villa romana in cui va a lavorare per lo spazio di un’estate, Jane vivrà la storia di un sentimento travolgente e travagliato con un uomo adulto ma ancora fragile, Edoardo, di vent’anni più grande di lei.
Nel suo romanzo appare esplicito il richiamo al Jane Eyre di Charlotte Brontë, come è maturata questa scelta?
Quel grande classico, così come i capolavori di Jane Austen, sono per me fonte d’ispirazione. Con Una ragazza inglese mi sono posta l’obiettivo di riproporre le tematiche di Jane Eyre nel nostro mondo moderno e in chiave italiana. Ma il cuore e i sentimenti sono gli stessi. Jane è una ragazza cresciuta in fretta suo malgrado, con Edoardo si avvicinano e si allontanano seguendo i capovolgimenti della vita, costretti a fare i conti con la propria identità e con il destino.
Nella giovanissima Jane lei rivede la sua storia?
Beh, no. Ho concepito questo romanzo senza riferimenti autobiografici, così come, del resto, concepisco la lettura, oltre allo scrivere: un momento di evasione, la proiezione di noi verso un altrove che può anche prescindere dalla vita quotidiana. Jane non sono io. Potrebbe essere però, idealmente, una mia giovanissima figlia.
A chi si rivolge, dunque, con Una ragazza inglese?
A tutti i lettori curiosi, spero! Prevalentemente però a un pubblico adulto. Anche se esiste la versione in ebook del mio libro, e spero che questo possa essere uno strumento ulteriore per avvicinare i più giovani. La mia “ragazza inglese” sulla soglia dei vent’anni è molto ingenua e inesperta; ha un bagaglio di sofferenze importante. La sua storia può aiutarci a riflettere sulle nostre vite.
Che cosa è per lei lo scrivere e il leggere libri?
Scrivere è una passione antica. Qualcosa che mi porto dentro da quando ero bambina, un sogno che finalmente riesco a coronare. E un progetto che voglio portare avanti. Leggere è anche un divertimento. Come quando abbiamo scoperto con il mio editore che non avremmo potuto intitolare il mio romanzo La ragazza inglese, libro che già esiste, ma Una ragazza inglese. Pensi che adesso sto leggendo proprio La ragazza inglese, con l’articolo determinativo, di Daniel Silva, un thriller…
Ci sarà un sequel per il suo romanzo?
Non penso. Ma di certo mi piacerebbe continuare a scrivere e lo farò.
Photo credits: Beatrice Mariani / Sperling & Kupfer
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