Gigantesco furto di dati personali, Facebook nel panico. Coinvolta anche l’Italia? Zuckerberg tace

Bruciati in Borsa almeno 36 miliardi di dollari. Dimissioni in vista per il capo della Sicurezza. Imbarazzato silenzio da 48 ore di Mark Zuckerberg. Queste le prime conseguenze dello scandalo Cambridge Analytica, la società che – secondo quanto emerso da un’inchiesta giornalistica inglese – avrebbe raccolto illegalmente su Facebook i dati di 50 milioni di persone al fine di usarli per scopi elettorali negli Usa e in Inghilterra.

“LEGATI A TRUMP E ALLA RUSSIA”

Obiettivo dei vertici di Cambridge Analytica sarebbe stato quello di influenzare pesantemente il voto dei cittadini americani a favore di Donald Trump nelle lezioni presidenziali poi vinte dal tycoon nel 2016, e, prima ancora, il voto dei britannici per il referendum sulla Brexit (giugno 2016). Secondo le accuse Cambridge Analytica è una società di elaborazione dati legata a Donald Trump e al suo guru elettorale Steve Bannon, ma anche alla Russia.

COINVOLTA ANCHE L’ITALIA?

In queste ore le rivelazioni legate a Cambridge Analytica stanno esplodendo. Lo scandalo si sta allargando a macchia d’olio. Ci sarebbe anche un “partito politico italiano” coinvolto nelle azioni illegali della società informatica, che si estenderebbero ben oltre Usa e Gb. Di certo i parlamentari britannici e statunitensi sono sul piede di guerra e stanno chiedendo a Mark Zuckerberg di assumersi le sue responsabilità di quanto amministratore delegato di Facebook.

LE ACCUSE 

Ma cosa avrebbe fatto Cambridge Analytica? Lunedì 19 marzo lo scandalo ha colpito con violenza soprattutto Facebook, accusata dal Parlamento londinese e dal Congresso Usa di aver concesso i dati di 50 milioni dei suoi utenti, compresi i loro messaggi personali, a Cambridge Analytica a loro insaputa. Il titolo della società di Mark Zuckerberg è crollato alla Borsa di New York, perdendo oltre il 7%. “La società ha ripetutamente promosso la sua capacità di influenzare gli elettori attraverso ricerche psicografiche – ha detto Adam Schiff, leader democratico della commissione intelligence della Camera statunitense – e si è vantata di essere stata la ragione fondamentale per cui Donald Trump ha vinto le elezioni del 2016. Infatti, è possibile che attraverso Cambridge Analytica, la campagna Trump abbia fatto uso di dati acquisiti illegittimamente per contribuire a influenzare le elezioni”.

“ZUCKERBERG VENGA A DARE SPIEGAZIONI”

a squadra presidenziale repubblicana di Trump ha assunto Cambridge Analytica nel giugno 2016, pagandola oltre 6,2 milioni di dollari, secondo la Federal Election Commission statunitense. Ma la società, che tra i finanziatori annovera anche il magnate filo-repubblicano Robert Mercer, nega ogni addebito addossando le responsabilità ad un’altra azienda, la Global Science Research, che le avrebbe fornito dati ottenuti in maniera illegale. Sia la Commissione Giustizia del Senato Usa, sia il conservatore britannico Damian Collins, che sta conducendo una indagine parlamentare sulle presunte influenze sul voto del giugno 2016 sulla Brexit, hanno convocato Mark Zuckerberg, affinché spieghi da quando la società sapeva degli abusi che Cambridge Analytica avrebbe commesso mentre era il motore della vittoriosa campagna elettorale di Trump.

LA FONTE DELLO SCANDALO

Per il momento la fonte principale delle informazioni sullo scandalo resta Christopher Wylie, un informatico che ha lavorato per Cambridge Analytica. “Chiedevamo alle persone di partecipare a sondaggi di carattere psicologico. L’App raccoglieva i dati da Facebook, si infiltrava nella rete di amici e ricavava dati anche da quest’ultimi – ha spiegato –. Quando metti un like o un follow, riveli piccoli dettagli. E se noi acquisiamo un numero sufficiente di dettagli, possiamo iniziare a definire il tuo profilo“. Sempre secondo Avvenire.it, nuovi importanti elementi potrebbero essere forniti da Aleksandr Kogan, l’accademico di origine russa che attraverso l’App thisisyourdigitallife ha raccolto le informazioni su 50 milioni di americani e che è stato accusato di legami con il Cremlino. “Non sono una spia”, ha sottolineato ai microfoni della Cnn il docente di Cambridge e dell’Università di San Pietroburgo, che si è detto pronto a parlare “con il Fbi e il Congresso americano”.

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Trump sarebbe stato il beneficiario finale del furto di dati di cui è accusata Cambridge Analytica

Photo credits: Twitter, Facebook

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