Il carabiniere di Brindisi, imputato per la morte di Stefano Cucchi, ha chiesto un risarcimento danni pari a mezzo milione di euro nel processo in cui è parte lesa per le accuse di diffamazione e le minacce subite su Facebook nei confronti di 31 imputati.
Il giudice Giannantonio Chiarella del Tribunale di Brindisi, come riporta BrindisiReport, ha ammesso la costituzione di parte civile depositata dall’avvocato Massimo Ciullo, legale del militare Francesco Tedesco, indicato dalla Procura come parte offesa. Il carabiniere, originario di Brindisi, nel frattempo è stato rinviato a giudizio davanti alla Terza sezione della Corte d’Assise di Roma per omicidio preterintenzionale, a conclusione dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 32 anni arrestato e poi deceduto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Sandro Pertini di Roma, sei giorni dopo essere stato fermato per possesso di droga. La stessa accusa pende nei confronti di altri 4 carabinieri. Tedesco risponde però anche di calunnia e falso verbale di arresto, mentre il reato di abuso di autorità è stato prescritto.
Il processo tenutosi a Brindisi scaturisce dalla denuncia sporta dal carabiniere, in data 15 aprile 2016, dopo la pubblicazione su Facebook di alcuni post con una sua foto al mare in costume da bagno. L’immagine fu postata dalla sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, in uno sfogo in cui chiedeva giustizia per il fratello morto nelle “mani dello Stato”. Il post nel giro di poco tempo è stato bersagliato da commenti che il sostituto procuratore Giuseppe De Nozza ha rubricato come diffamatori. Addirittura sono seguiti post a sfondo minatorio, con tanto di minacce di morte non solo per Tedesco ma anche per la sua famiglia.
Secondo l’avvocato Massimo Ciullo, come riporta Stefania De Cristofaro per BrindisiReport, sussistono gli elementi per chiedere il risarcimento dei danni anche morali in relazione alla pubblicazione in rete dei messaggi oggetto di dibattito. Il legale del militare Francesco Tedesco ha chiesto complessivamente 567 mila euro come risarcimento danni. Le somme sono state quantificate in relazione alla gravità delle condotte contestate dal pm: 15 mila euro a testa per 22 imputati, 16 mila euro ciascuno per tre imputati e ancora 30 mila euro a testa nei confronti di altri tre imputati e infine 33 mila euro ciascuno nei confronti di tre imputati. Gli avvocati degli imputati hanno comunicato al Tribunale la disponibilità da parte degli stessi alla riparazione delle condotte contestate, mediante il risarcimento del danno. Ora la decisione spetta al giudice.
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