Elezioni, dimissioni di Matteo Renzi: “Lascio la guida del Pd”

A seguito dell’affondamento elettorale del Partito democratico, che non arriva al 20% dopo i risultati delle elezioni di ieri, perdendo 6 punti percentuali e milioni di voti rispetto al voto del 2013, Matteo Renzi ha deciso di lasciare la segreteria del Pd. La notizia, anticipata dal sito web dell’Ansa in un pezzo a firma di Serenella Mattera, è stata ufficializzata dallo stesso Renzi nel pomeriggio di oggi 5 marzo.

AGGIORNAMENTO ORE 18:41 – “Lascio la guida del Pd, doveroso aprire una pagina nuova“. Il segretario dem Matteo Renzi parla al Nazareno nel pomeriggio di lunedì 5 marzo. “Saremo all’opposizione, il Pd non sarà mai il partito-stampella di un governo di forze anti-sistema”. E ancora: “Con Di Maio e Salvini ci dividono tre elementi chiave: il loro anti-europeismo, la loro anti-politica e l’odio verbale che hanno avuto contro i militanti democratici”. “Siamo orgogliosi dei nostri risultati di governo, ora riconsegnamo le chiavi convinti che di aver contribuito a creare un Paese migliore”.

 

Nell’ora più buia del Partito democratico, Matteo Renzi accarezza quindi, dolorosamente, l’idea di lasciare, dimettendosi da segretario, come dopo il referendum del 4 dicembre 2016 aveva fatto lasciando la carica di presidente del Consiglio. Renzi inizialmente avrebbe voluto aspettare lo spoglio a casa, a Firenze, e invece pochi minuti prima della chiusura delle urne ha varcato la soglia della sede nazionale del Pd.

Il bottino del 40% alle elezioni europee, che segnò l’ascesa dell’ex sindaco di Firenze a Palazzo Chigi, è evaporato, più che dimezzato. E il segretario si prepara a una resa dei conti che potrebbe passare dal tentativo di condizionarne le scelte, nelle trattative per il governo. Un redde rationem che potrebbe lui stesso anticipare con il passo indietro.

Tra i fedelissimi del capo dell’opposizione interna al Pd, Andrea Orlando, c’è chi spinge perché sia inoltrata al segretario la richiesta di dimissioni. Ma ora, in una fase così difficile, c’è da gestire la partita del governo, dove gli altri daranno le carte. Perciò c’è chi, anche nella minoranza del partito, pensa che non sia il momento che il segretario resti e invoca piuttosto una gestione collegiale. Dalla minoranza, fermamente contraria a ipotesi di larghe intese, potrebbe levarsi nelle prossime ore anche la richiesta di andare a “vedere” sul serio le carte dei Cinque stelle.

Photo credits: Twitter, Facebook

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