Non sarà nella lista dei ministri di Luigi Di Maio, ci spiega con diplomatica signorilità. Ma è un “consigliere del principe” tra i più influenti e ascoltati dall’uomo che potrebbe essere chiamato a formare il nuovo Governo dell’Italia a Cinque Stelle, a seconda dei risultati delle elezioni politiche di domenica 4 marzo. Colloquio senza rete con Emilio Carelli, candidato a Roma alla Camera per M5S, giornalista di prestigio, fondatore e primo direttore di SkyTg24.
Dopo una vita dedicata al giornalismo il tuffo nella politica come candidato alla Camera dei Deputati nel Collegio uninominale 9 Roma-Fiumicino, senza il “paracadute” del proporzionale, per il Movimento Cinque Stelle. Come affronta gli ultimi giorni di campagna elettorale?
Con intensità ed entusiasmo, come ho fatto fin dall’inizio di questa avventura. Il territorio che mi candido a rappresentare in Parlamento comprende una vasta area fra Roma, Ostia, Fregene e Fiumicino: circa 300 mila abitanti. Un impegno forte che porto avanti con determinazione, alternando incontri sulle televisioni nazionali e comunicazione sui social media, alla presenza costante nelle piazze, ai mercati, sulle strade. Per ascoltare i cittadini.
Cosa le chiedono gli elettori quando la incontrano personalmente?
Di tutto. I temi sono i più disparati. Vogliono sapere con precisione il nostro programma elettorale sulle grandi questioni ma ci interpellano anche sulle necessità della vita quotidiana. E fanno emergere ciò che sta loro a cuore: dalla viabilità sempre più difficile a causa delle buche nelle strade al desiderio di vedere Ostia rilanciata anche sul piano turistico, al dissesto idrogeologico che mina il territorio.
A meno di una settimana dal voto è battaglia per convincere gli indecisi. Come intende persuaderli a votare Movimento Cinque Stelle?
Ai cittadini che dicono: “Votare è inutile” dico che non è vero. Attenti: questa volta con l’impegno di noi candidati del Movimento possiamo davvero cambiare insieme l’Italia. A chi dice: “Tanto sono tutti uguali…” dico: no, il Movimento Cinque Stelle è diverso dai partiti tradizionali, per i valori innanzitutto, ma anche per le persone chiamate a rappresentare in Parlamento questa forza politica giovane. Infine invito tutti, a cominciare da chi è ancora indeciso, a votare M5S perché siamo gli unici a proporre una autentica giustizia sociale per tutti gli italiani.
Quali misure concrete proponete per una maggiore giustizia sociale?
Le indico le più importanti: reddito di cittadinanza, istituzione di una nuova banca pubblica per le famiglie e le piccole e medie imprese, abbassamento delle aliquote fiscali e allargamento fino ai 10mila euro di reddito della no tax area. E infine più welfare e una sanità rinnovata completamente. Penso a 10 mila nuove assunzioni di medici e infermieri, a una spesa per la salute dei cittadini che raggiunga il 6,5% del Pil, e alla riduzione drastica delle attese per ottenere una visita specialistica. Tenga presente che nel 2016 ben 11 milioni di italiani hanno rinunciato a cure mediche specialistiche a cause delle liste d’attesa infinite o perché, molto brutalmente, non potevano permettersele a pagamento.
Lei sostiene che un governo Cinque Stelle, a guida Di Maio, è l’unico davvero in grado di cambiare le cose in Italia. Perché dovreste riuscire là dove non sono arrivati Berlusconi, Renzi o Gentiloni?
Per due motivi. Per i nostri valori e per le persone che tali valori rappresentano. In ciò il Movimento, come ho detto, è diverso da ogni altra formazione politica. Crediamo profondamente nell’onestà, nella trasparenza, nella lotta alla corruzione e nella democrazia partecipata. In due anni le assicuro che ho incontrato nel Movimento persone che sanno incarnare questi valori con coerenza e determinazione.
Proprio in questo finale di campagna è esploso però il caso dei “furbetti”, parlamentari M5S che non hanno versato i contributi richiesti dal Movimento, in barba a ogni trasparenza e onestà…
Sì, ma si tratta di pochissimi casi sulla stragrande maggioranza degli eletti che ha fatto qualcosa che nessun’altra forza politica ha fatto. Le ricordo che sono stati devoluti complessivamente nel corso dell’ultima legislatura, dai deputati e dai senatori M5S, 23 milioni e 400 mila euro: denari a cui i parlamentari hanno rinunciato spontaneamente, come aveva chiesto il Movimento per la trasparenza e l’onestà nei confronti di tutti gli italiani.
Giovedì 1 marzo Luigi Di Maio presenterà la squadra di governo che intende proporre al Capo dello Stato se dovesse essere chiamato ad assumere un incarico per la formazione dell’Esecutivo dopo il voto. Si fanno diversi nomi. C’è anche il suo in quella lista?
No, il mio non c’è. Non sarò nella lista dei ministri che Luigi Di Maio presenterà. Il mio contributo al Movimento è un contributo della competenza professionale. Io non cerco poltrone.
Grazie alla sua competenza di lungo corso e prestigio nel mondo della comunicazione e del giornalismo lei potrebbe comunque essere chiamato a ricoprire ruoli apicali nel Movimento anche, e soprattutto, dopo il voto del 4 marzo. Quali potrebbero essere?
Quello che posso dire è che, se sarò eletto in Parlamento, certamente mi impegnerò sui temi della tecnologia digitale, della comunicazione e del giornalismo. E anche della cultura, un tema che mi sta a cuore. Mi piacerebbe molto.
Le elezioni che potrebbero vedere il Movimento Cinque Stelle vincitore giungono esattamente a 40 anni dal sequestro e dall’uccisione di Aldo Moro. Che importanza ha nel 2018 fare memoria di quella tragedia, in un’Italia che appare disunita più che mai?
Aldo Moro è stato un grande democratico che ha esaltato il valore del dialogo. Auspico che questo anniversario dei 40 anni possa servire a rilanciare uno spirito di dialogo tra le forze politiche e fra gli italiani. Sulla base della condanna di ogni terrorismo, e di un antifascismo autentico e non di maniera. In modo da portare di nuovo la politica in mezzo alla gente per affrontare e risolvere i problemi concreti dei cittadini.
Photo credits: Twitter / Emilio Carelli; www.emiliocarelli.it