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Cronaca

Caso Yara Gambirasio: dopo sette anni dal ritrovamento shock non c’è ancora la parola fine

Pubblicato da
Elisabetta Francinella

Sono passati sette anni dal terribile ritrovamento del corpo privo di vita di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010 e ritrovata soltanto nel febbraio del 2011. Chi è il vero colpevole dell’omicidio dell’adolescente? Ecco il punto della situazione dopo tutti questi anni.

Yara Gambirasio aveva soltanto tredici anni quando è scomparsa di casa il 26 novembre del 2010. Come sempre si era recata nel pomeriggio al Centro Sportivo di Brembate di Sopra dove praticava ginnastica ritmica. Era andata da sola perché ormai stava diventando grande e la sua casa era soltanto a 700 metri dal Centro Sportivo. Purtroppo la ragazza quel terribile giorno non tornerà mai a casa e il suo telefono, verso le 18:55 del 26 novembre, aggancerà la cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate, dopodiché il segnale scomparirà. Di lei non si saprà nulla fino al 26 febbraio del 2011, giorno in cui il suo corpo è stato trovato per caso da un aeromodellista in un campo aperto a Chignolo d’Isola, distante 10 chilometri circa da Brembate di Sopra. Vengono rilevati numerosi colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo, tuttavia non letali. Si ipotizza che la morte sia sopraggiunta in un momento successivo all’aggressione, a causa del freddo e dell’indebolimento dovuto alle lesioni. 

Le ricerche della tredicenne si conclusero nella maniera più tragica. Uno shock per i familiari e per tutta l’opinione pubblica rimasta colpita dalla scomparsa della ragazza e dalla sua tragica e orribile morte. Da quel giorno inizia la caccia all’assassino. Il 16 giugno del 2014, dopo diverse indagini e ricerche, si giunge all’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello incensurato. A suo carico vi è per gli inquirenti la sovrapponibilità del suo DNA con quello di “Ignoto 1” trovato sugli indumenti di Yara. Così Massimo Bossetti e la sorella gemella hanno scoperto di essere i figli biologici di Giuseppe Guerinoni, un’autista di Gorno deceduto nel 1999 e identificato come il padre di “Ignoto 1” e corrispondente all’unione con la madre di Bossetti, Ester Arzuffi.

La difesa dell’uomo, sia in primo che in secondo grado di giudizio, ha cercato di contestare la prova genetica per la mancanza del DNA mitocondriale nel campione esaminato. Inoltre secondo la difesa di Massimo Bossetti il DNA presente sugli indumenti di Yara è riferibile a più individui, ma non al muratore di Mapello. Bossetti ha sostenuto in aula il trasferimento accidentale del DNA da alcuni attrezzi rubatigli, sporchi del suo sangue a causa di epistassi, di cui soffrire regolarmente. A nulla però sembrano aver portato le prove della difesa dell’unico indagato. Massimo Giuseppe Bossetti per la giustizia italiana, almeno stando ai primi due gradi di giudizio, è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio. I legali del muratore di Mapello,  Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno depositato presso il Tribunale di Como il ricorso in Cassazione. Tale azione compiuta dalla difesa rappresenta l’ultima speranza per Massimo Bossetti di essere scarcerato, qualora venisse ritenuto innocente.

Photo Credits Facebook

Elisabetta Francinella

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Elisabetta Francinella

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