In attesa del terzo grado di giustizio per l’omicidio di Elena Ceste il marito Michele Buoninconti, condannato in primo e in secondo grado per il delitto della moglie, torna a far discutere di sé. Questa volta però non è lui ad aver compiuto un folle gesto bensì una sua amica.
Un episodio scioccante è avvenuto fuori la scuola superiore dell’Astigiano, frequentata dalla figlia di Elena Ceste. Una donna ha atteso la ragazza, figlia anche di Michele Buoninconti, in carcere con l’accusa di aver ucciso il 24 gennaio del 2014 la moglie Elena, per dirle qualcosa di importante. Con il volto semicoperto dalla sciarpa la donna si è avvicinata alla studentessa sollecitandola a scrivere al padre, con il quale non ha rapporti per via della detenzione dell’uomo, condannato in primo e secondo grado al massimo della pena prevista dal rito abbreviato: pari 30 anni di reclusione.
A riportare tale episodio e non solo è il giornalista Massimo Numa per La Stampa, il quale, inoltre, segnala come la donna non si sia limitata esclusivamente ad “incontrare” la giovane fuori la scuola, bensì si sia spinta oltre inviando numerosi messaggi alla ragazza su Facebook, cercando insistentemente di mettersi in contatto con lei. La figlia di Elena Ceste e di Michele Buoninconti non ha voluto saperne ed ha continuato a respingere tali richieste. I legali che tutelano gli interessi dei figli della vittima e quelli dei nonni materni, Deborah Abate Zero e Carlo Tabbia, hanno scritto una nota per la Procura e la questura denunciando l’accaduto.
La donna, amica del vigile del fuoco Michele Buoninconti, sarà convocata in questura dove, molto probabilmente, riceverà un ammonimento verbale con misure più severe che consisteranno nel non potersi più avvicinare ai figli di Elena Ceste. L’avvocato Tabbia in merito all’episodio, come riporta La Stampa, ha affermato: “Appare evidente che la signora è stata indotta da Buoninconti a tentare di recuperare un rapporto tra padre e figli. Non posso dire quali sono state le reazioni della ragazza ma una cosa la preciso: non c’è nessuna intenzione di avere contatti con un uomo che si porta l’ombra di un delitto atroce sulla coscienza, se ce l’ha”. A maggio si tornerà in aula per discutere del ricorso in Cassazione presentato dai legali dell’uomo, Enrico Scolari e Giuseppe Marazzita.
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