Omicidio di Osimo, veterinario ucciso per 3 mila euro: chiesti 15 anni per l’aiutante

Dietro l’omicidio del veterinario Olindo Pinciaroli, secondo il pm Marco Pucilli, vi sarebbe un debito di 3 mila euro che avrebbe spinto l’aiutante Valerio Andreucci ad uccidere l’uomo.

Un debito di 3 mila euro avrebbe spinto Valerio Andreucci ad uccidere il suo datore di lavoro Olindo Pinciaroli. Somma utilizzata per comprare dal giovane aiutante della droga. Sarebbe stato questo il movente, secondo il pm Marco Pucilli, che avrebbe spinto Andreucci ad uccidere il veterinario di 53 anni, colpito a morte lo scorso 21 maggio con almeno 15 coltellate nelle campagne di Osimo, mentre viaggiava con l’indagato lungo la provinciale Chiaravallese, tra Osimo e Polverigi, a bordo dell’ambulanza veterinaria. Il pm ha chiesto per il 24enne ascolano una condanna pari a 18 anni di reclusione.

Cosa è accaduto con esattezza non si sa ma, secondo la Procura, il viaggio di Olindo Pinciaroli con il suo assistente Valerio Andreucci si è fermato per la furia esplosa dal 24enne. A sostegno del movente dell’omicidio ipotizzato dalla Procura vi è proprio la rabbia che avrebbe provato il 24enne nei confronti del datore di lavoro per dei debiti con il veterinario che, in passato, lo aveva cercato di aiutare prestandogli del denaro non immaginando però che li avrebbe spesi per la droga. Proprio nell’ambito del processo che vede imputato Andreucci è emersa la possibile causa scatenante del delitto, che nel corso dei lunghi mesi di indagini non è mai stata chiarita del tutto.

Il 24enne, in carcere a Montacuto dal maggio dello scorso anno, oltre ad essere accusato dell’omicidio premeditato del veterinario Olindo Pinciaroli e anche indagato per calunnia, dato che nel corso delle indagini aveva attribuito la colpa dell’omicidio ad un abruzzese estraneo invece ai fatti. Al termine della requisitoria il pm ha chiesto 18 anni di carcere per entrambi i capi d’accusa. Il giudice ha ammesso il rito abbreviato con riserva di un’eventuale integrazione istruttoria. Si sono costituite parti civile le sorelle di Pinciaroli e la moglie. Si tornerà in aula le repliche e per la sentenza il 12 aprile.

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