Alla City di Londra si consuma il “giallo delle larghe intese”. Conclusi gli incontri tra Luigi Di Maio e gli investitori, ieri 31 gennaio, l’agenzia Reuters, citando una fonte anonima presente ai colloqui, scrive che il candidato premier M5S, ai suoi interlocutori, ha “detto, che, se non avrà i seggi sufficienti per la maggioranza, vede la probabilità di un governo sostenuto da tutti i principali partiti, inclusi i 5 stelle”. Smentita del candidato premier pentastellato all’Ansa e su Facebook.
Non solo. Per la stessa fonte Di Maio, in caso di stallo “prevede una maggioranza di governo a quattro costituita da M5s, Pd, Forza Italia e Lega“. Secca la smentita di Luigi Di Maio. “Ho detto quello che dico sempre, che farò un appello pubblico a tutti, non ci sarà alcun governo di larghe intese”, sottolinea. Per il capo politico M5S “probabilmente c’è stato un problema di traduzione” anche perché – ribadisce Di Maio all’ANSA dall’albergo dove alloggia a Londra.
“Presenteremo una squadra di governo prima delle elezioni – sottolinea -. Dopo, se non ci dovesse essere una maggioranza assoluta del M5S faremo un appello per convergere sui temi. Noi chiederemo di mettere assieme ai nostri 20 punti altri punti legati ai nostri valori”. E Di Maio ribadisce il concetto su Facebook, rimarcando il “no” del Movimento “agli inciuci e agli scambi di poltrone”.
Ma il dado – anzi il “giallo” – è tratto. E il Pd attacca a stretto giro. “Ho come l’impressione che Luigi Di Maio sia talmente confuso da diventare quasi comico. Prima dice che non faranno accordo, poi candida fuoriusciti degli altri partiti tra i 5 Stelle quindi si apre a una coalizione a 4”, è la replica del portavoce Dem Matteo Richetti che spegne, al di là della sua veridicità, l’ipotesi del “governissimo”. “Il Pd non farà più accordo con gli estremisti e i populisti“, sottolinea infatti.
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