L’associazione Antigone, che si occupa dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, ha presentato un esposto alla Procura di Velletri in merito al suicidio di Marco Prato, il 30enne accusato dell’omicidio di Luca Varani.
L’associazione Antigone, che dalla fine degli anni ’80 si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale, ha presentato, nella mattinata del 30 gennaio 2018, un esposto alla Procura di Velletri in merito al suicidio di Marco Prato, il 30enne romano accusato dell’omicidio di Luca Varani insieme al suo amico Manuel Foffo. Il giovane dedito alla movida romana era finito in carcere in merito all’inchiesta sulla brutale morte del 23enne, avvenuta dopo un festino a base di sesso e droga tenutosi nell’abitazione di Foffo, nel quartiere Collatino di Roma. Marco Prato, dopo essere stato trasferito dal carcere di Regina Coeli presso la struttura penitenziaria di Velletri, si è tolto la vita il 20 giugno dello scorso anno.
L’associazione politico-culturale, a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, insegnanti e cittadini che a diverso titolo si interessano di giustizia penale, ha affermato: “Quello che Antigone ha voluto fare attraverso l’esposto – spiega l’avvocato dell’associazione, Simona Filippi – è far emergere il fatto che spesso dietro il suicidio ci sia una non corretta e adeguata comprensione della condizione del detenuto. Marco Prato è stato spostato in maniera punitiva dalla struttura di Regina Coeli al carcere di Velletri dove la vicenda ha avuto l’epilogo che conosciamo”.
Nel frattempo i genitori di Luca Varani continuano a chiedere giustizia per morte del figlio. Domani, 1 febbraio 2018, inizierà davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma il processo di secondo grado che vede al banco degli imputati Manuel Foffo, il 31enne condannato al massimo della prevista con il rito abbreviato: pari a 30 anni di reclusione. Su di lui pende l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà nei confronti del giovane Luca Varani, ucciso nel marzo del 2016 dopo essere stato torturato e seviziato per ore.
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