Veronica Panarello, la giovane mamma condannata in primo grado per l’omicidio del figlio Loris Stival, non potrà più ricevere notizie del bambino più piccolo, affidato esclusivamente al padre. L’ordinanza durissima è stata presa dal Tribunale di Ragusa nell’ambito della separazione dal marito Davide Stival.
Il tribunale di Ragusa ha affidato esclusivamente al padre Davide Stival il fratellino più piccolo di Loris, il bambino di 8 anni brutalmente ucciso il 29 novembre del 2014. Nell’ambito della separazione dall’ex marito, il tribunale siciliano ha quindi emesso una durissima ordinanza nei confronti di Veronica Panarello, la quale non potrà più vedere il figlio minore. Il tribunale ha stabilito l’affido esclusivo del piccolo presso il padre ed ha inoltre disposto il veto assoluto anche su eventuali contatti indiretti.
Veronica Panarello non potrà quindi essere informata della crescita e dell’evoluzione del figlio più piccolo non solo in ragione dello stato di detenzione della stessa, che inevitabilmente, come riporta La Repubblica, ne impedisce l’adempimento del ruolo di genitrice, ma soprattutto in relazione alla sua inidoneità alla cura e alla educazione del fratello di Loris Stival. La decisione, come riporta La Repubblica, è stata presa mediante un ordinanza “temporanea ed urgente”.
Il presidente della corte, nel corso dell’udienza di separazione, ha autorizzato i coniugi a vivere separati, rigettando le richieste di Veronica Panarello sulla possibilità di essere periodicamente aggiornata sulla crescita e sull’evoluzione del figlio minore. In aula erano presenti davanti al presidente del tribunale di Ragusa sia il padre, Davide Stival, assistito dagli avvocati Daniele Scrofani e Rosario Calabrese, sia Veronica Panarello, assistita dall’avvocato Giuseppa Giardinelli. Le due parti ritorneranno in aula il 15 febbraio per il processo d’Appello sull’omicidio di Loris Stival, in cui si proseguirà con la requisitoria. Nel corso dell’ultima udienza il sostituto Procuratore generale Maria Aschettino alla Corte d’Assise d’Appello di Catania aveva chiesto la conferma di condanna a 30 anni di reclusione per la madre del piccolo.
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