Una testimone diretta della Shoah, lo sterminio degli ebrei perpetrato dai nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, è la prima senatrice a vita nominata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Così l’88enne Liliana Segre – sopravvissuta ad Auschwitz con altri 25 bambini italiani su 776 deportati -, entra a Palazzo Madama “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”: per aver fatto, cioè, della sua immensa ferita una occasione di pace e di memoria, tramite decenni di incontri, dibattiti e pubblicazioni per raccontare l’orrore assoluto dei lager affinché non si ripeta mai più.
80 ANNI FA LE LEGGI RAZZIALI
Liliana Segre diventa il sesto senatore a vita proprio nell’anno in cui ricorre l’80°, triste, anniversario delle leggi razziali, volute dal duce del Fascismo Benito Mussolini e firmate dal re Vittorio Emanuele III di Savoia. Un segnale chiaro da parte del Colle, fra l’altro a poche settimane dal rientro in Italia, dopo 70 anni e in mezzo alle polemiche, della salma di Vittorio Emanuele III.
IL VALORE DELLA MEMORIA
“Da senatrice ci indicherà il valore della memoria” rimarca a proposito di Liliana Segre il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. “Un fulmine a ciel sereno” la telefonata di Mattarella che annunciava la nomina, racconta Liliana Segre: “Mi ha colto completamente di sorpresa”. Parla di un “onore” e una “responsabilità”. Ammette di non aver “mai fatto politica attiva”, rivela di essere “una persona comune, una nonna” e comunica di sentirsi un “araldo”, “una persona che racconta ciò di cui è stata testimone“.
ITALIANI DEGRADATI DA ALTRI ITALIANI
Chiarisce subito quale sarà il suo impegno in Senato, che poi è quello che persegue da una vita: “tramandare la memoria”, “in linea con i valori della nostra Costituzione”, portare “voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell’oblio. Le voci di quelle migliaia di italiani, – spiega – appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l’umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società dei cittadini di serie A”.
NELLE SCUOLE CONTRO LA “FOLLIA DEL RAZZISMO”
Liliana Segre, milanese, è nata nel 1930 in una famiglia di ebrei laici, come spiega Barbara Tedaldi sul sito web dell’agenzia di stampa Agi. A 8 anni ha dovuto lasciare la scuola a causa delle leggi razziali contro gli ebrei. A 13 anni è stata catturata e poi deportata ad Auschwitz, partendo dal binario 21 della stazione di Milano. Nel lager ha perso il padre e i nonni. Sopravvissuta, ha vissuto con i nonni materni, gli unici rimasti in vita nella sua famiglia. Dopo la guerra ha sposato un avvocato cattolico, che nel 1943 fu deportato insieme ad altri 600.000 militari italiani che non vollero aderire alla Repubblica sociale. Da quasi trent’anni Segre gira nelle scuole per raccontare ai giovani la sua storia e quella di milioni di altri, vittime della “follia del razzismo”.
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