La Curia del Vaticano fra inconfessabili segreti, verità nascoste, tentativi di cambiamento e titanici scontri di potere nel cuore della Chiesa cattolica. Ne discutiamo con Gianluigi Nuzzi, giornalista e scrittore, nonché conduttore della trasmissione tv Quarto Grado. E autore del libro-inchiesta “Peccato originale” (edizioni Chiarelettere).
Le prime parole pronunciate da Papa Francesco nel suo viaggio in Cile, martedì 16 gennaio, riguardano la “vergogna” e il “dolore” per i casi di abusi sui minori nella Chiesa. Torna prepotentemente il dramma della pedofilia che costituisce uno degli assi del suo libro “Peccato originale”…
Il problema della pedofilia e, più in generale, del sesso è uno dei tre fili rossi del libro, assieme ai soldi e al sangue. Papa Francesco non ha proseguito quell’opera che era cominciata sotto Benedetto XVI, il quale aveva riconosciuto l’importanza dei tribunali civili e del loro ruolo nel giudizio sui casi di pedofilia all’interno della Chiesa. Papa Ratzinger aveva favorito il riconoscimento dei risarcimenti in denaro alle vittime dei sacerdoti pedofili nell’ambito delle cause in tribunale, che in alcuni casi avevano determinato il default economico di alcune diocesi (ad esempio negli Stati Uniti, ndr.). Il riconoscimento dell’attività risarcitoria, tuttavia, è stato un fatto molto importante, una conditio sine qua non per superare il problema della pedofilia nella Chiesa. Bergoglio, dal canto suo, ha invece annunciato le riforme, ha nominato una Commissione ad hoc, che poi ha subito importanti defezioni. Insomma, non è ancora riuscito a rendere concreta pratica di vita nella Chiesa le sue parole per il cambiamento.
In “Peccato originale” lei pone in premessa 7 domande chiave, che vanno dal bisogno di verità sul gravissimo caso di Emanuela Orlandi, sparita nel nulla in Vaticano nel 1983, alla necessità di trasparenza nei conti economici e finanziari della Curia. L’attuale pontificato è in grado di rispondere con efficacia a questi interrogativi vitali?
Io temo che questo pontificato non riuscirà a portare a termine le riforme annunciate e dunque a rispondere con efficacia alle domande sui tre fili rossi del mio libro. Esiste un solco fra la volontà riformatrice di Francesco e la sua capacità di incardinarla effettivamente nella vita della Chiesa.
A cosa è dovuta questa divaricazione fra annunci e messa in pratica efficace delle riforme di Francesco?
Misericordia, unità della Chiesa e timore di dare scandalo. Sono tre parole chiave che possono aiutarci a capire. Tre termini molto importanti dal punto di vista degli uomini di chiesa, che condizionano, cioè, il loro agire e il loro prendere le decisioni. Naturalmente condizionano anche i nemici di questo Papa. Esiste, come cerco di dimostrare nel libro con nuovi documenti alla mano, un potere curiale molto forte e opaco che resiste al cambiamento nel corso dei decenni. Gli uomini sono cambiati dai tempi, ad esempio, dell’arcivescovo Paul Marcinkus, dominus dello Ior degli scandali, ma la nebbia sulla verità è ancora fitta. Ancora oggi non c’è trasparenza nei bilanci della Chiesa, nelle offerte dei fedeli che affluiscono all’Obolo di San Pietro ad esempio. Una grave contraddizione.
A proposito della gestione dei soldi della Chiesa, in “Peccato originale” emergono verità inquietanti sui conti correnti di personalità vicinissime ad alcuni pontefici come Paolo VI, che pure sarà fatto santo quest’anno
Fra i documenti inediti su cui si basa l’inchiesta di “Peccato originale” ce ne sono anche di riguardanti i conti correnti intestati a monsignor Pasquale Macchi, segretario di Paolo VI. Depositi il cui utilizzo è stato quantomeno opaco. Si tratta di elementi che ci fanno riconsiderare le origini del potere curiale occulto che ancora oggi ostacola le riforme. Così come altri elementi in questo senso sono la vicenda tormentatissima di Ettore Gotti Tedeschi, posto da Benedetto XVI a capo dello Ior per renderlo trasparente, o le rivelazioni scioccanti che mi ha fatto l’avvocato Francesco De Pasquale, primo direttore dell’Aif, l’organismo antiriciclaggio creato in Vaticano nel 2010, sulle resistenze in Curia, i muri di gomma, le opposizioni al cambiamento.
A volte si ha l’impressione che in tempi di fake news anche Papa Francesco e la sua azione riformatrice ne siano vittime, specialmente nelle discussioni online fra la gente in Rete
Dobbiamo distinguere fra le polemiche che investono il Papa e menzogne o falsità che vengono dette anche nei suoi confronti. Per questo nel mio libro riporto esattamente tutti i documenti che cito, a dimostrazione della veridicità dei fatti che descrivo ai lettori. Più in generale, comunque, viviamo in tempi difficili anche per i fedeli. Benedetto XVI affermava che non è in crisi la Chiesa ma la fede. Di certo nella Chiesa cattolica c’è una fase di rarefazione, quindi di crisi, sul piano del numero dei fedeli, delle vocazioni alla vita consacrata, delle stesse offerte economiche. Da questo punto di vista è normale che in Rete si trovino animate polemiche o discussioni. Tutt’altra cosa, ripeto, sono invece le menzogne.
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