Fine delle speranze per i familiari di Sofiya Melnyk: il corpo privo di vita della donna rinvenuta il giorno della vigilia di Natale appartiene a lei. I primi esiti dell’autopsia sono scioccanti.
È stata confermata l’identità del cadavere rinvenuto il giorno della vigilia di Natale: si tratta di Sofiya Melnyk. Al momento l’autopsia ha evidenziato, come dato macroscopico, la presenza di numerosi traumi sul corpo della 43enne ucraina. A spiegarlo è l’anatomopatologo Alberto Furlanetto, il quale ha riscontrato ematomi e lesioni compatibili con colpi portati con un bastone o con calci, ma anche legati alla caduta dalla sommità della scarpata da cui il corpo è stato gettato, qualora esso sia stato lanciato quando ancora la donna era in vita.
Non sono emerse ferite da armi da fuoco o armi da taglio. Sofiya potrebbe essere stata strangolata o uccisa quindi a botte o a bastonate, per poi essere abbandonata dal suo assassino nel dirupo nel quale è stata ritrovata. Per avvalorare tale tesi bisognerà attendere i risultati della Tac e l’indagine entomologica per valutare il tempo di permanenza del corpo sul luogo in cui è stato rinvenuto. Il consulente tecnico del pubblico ministero ha chiesto due mesi di tempo, così da fornire un responso definitivo. Al momento si ritiene che la donna non sia morta sul colpo.
L’identificazione è stata possibile grazie alla comparazione con la schermografia dentaria della donna, in quanto il corpo di Sofiya era in un avanzato stato di decomposizione, devastato purtroppo dai morsi degli animali presenti nel bosco. Attraverso l’analisi di larve e uova di insetti si spera di poter datare la morte della donna, così da comprendere da quanto tempo il corpo sia stato abbandonato. All’esame hanno assistito anche i consulenti della famiglia di Daniel Pascal Albanese, il 50enne convivente di Sofiya, suicidatosi il 26 novembre scorso. Inoltre è stato conferito l’incarico per eseguire le perizie sui cinque pc, sette hard disk, un tablet, due navigatori satellitari e due smartphone che sono stati ritrovati e sequestrati all’interno dell’abitazione in cui viveva la coppia.
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