A un anno e quattro mesi dal terremoto che ha distrutto Amatrice (Rieti), Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) il terremoto non dà tregua. Nella notte fra ieri e oggi 28 dicembre una sequenza sismica di 10 scosse di magnitudo fra 2 e 3 ha svegliato gli abitanti. Ormai abituati a tutto. Anche al fatto che le cosiddette “casette” che avrebbero dovuto sostituire i container non sono state tutte consegnate. E molte sono in condizioni totalmente impresentabili. Come dimostra il video postato su Facebook dal sindaco di Sarnano (Macerata), Franco Ceregioli, e che qui vi proponiamo.
OLTRE UN ANNO PER ALLOGGI “D’EMERGENZA”
Come ha scritto sul Resto del Carlino Chiara Gabrielli, sono non pochi gli sfollati che si rifiutano di abitare le casette consegnate a pochi giorni dal Natale nella zona di Terracino ad Accumoli (Rieti), uno dei paesi devastati dal sisma del 24 agosto 2016, così come in altre zone terremotate. “No, grazie. Non possiamo andare a vivere in casette ridotte in quel modo“. Perché ci è voluto oltre un anno per farle arrivare? Una spiegazione possibile è che si è passati dall’iper efficientismo della Protezione civile con pieni poteri dell’era Bertolaso (terremoto dell’Aquila del 2009), da cui sono nate inchieste per malversazioni e corruzione, alla stasi di adesso, con procedure burocratiche e amministrative lente e inefficienti. Come se non bastasse le casette per i terremotati del Centro Italia in alcuni casi sono costate fino a 5 mila euro al metro quadro.
LA CALDAIA NON VA. CON 10 GRADI SOTTO ZERO
E che cosa non funziona negli alloggi nuovi? Secondo chi preferisce rimanere nei container, luce, gas e acqua non funzionano, frigorifero e forno spesso non sono montati, la televisione manca. “Ci siamo trovati con le abitazioni ancora in alto mare – ha spiegato al Carlino Anna Rita Valentini, una degli assegnatari delle Sae (soluzioni abitative d’emergenza) insieme al marito e ai tre figli –. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di non accettare le chiavi. Impossibile del resto andare a stare in casette dove ancora non funziona la caldaia, quando la temperatura è già ampiamente scesa sotto lo zero, fino a -5 e anche -10 gradi“.
STALLA CROLLATA, GLI ANIMALI AL GELO
La signora Valentini, riporta Chiara Gabrielli sul Carlino, vive nel container con il marito e i figli da oltre un anno: “Ci è stato donato da un’associazione di pensionati di Padova. Abbiamo sopportato i 4 metri di neve dello scorso anno, il grande freddo, il crollo della stalla. Una mucca è morta, gli altri animali costretti al gelo, senza riparo. Aspettavamo tanto la casetta di legno, ma così come ci è stata presentata non è sicuramente nelle condizioni di essere abitata. Capisco che si sono sbrigati in vista del 25 dicembre, volevano fare bella figura. Ma il regalo di Natale, se devono farlo, che lo facciano come si deve”.
I TETTI NON HANNO PENDENZA. E CON LA NEVE…
La situazione è drammatica anche a Visso, Sarnano e Caldarola, comuni del Maceratese. Secondo quanto scrive Carlo Mascio su Loccidentale.it, sporcizia, sanitari non installati, caldaie non funzionanti e assenza di allacci elettrici sono purtroppo “normali” nelle casette consegnate. Per non parlare del fatto che i tetti non hanno pendenza adeguata e quindi sono automaticamente inadatte a luoghi dove la neve fiocca alta per settimane. Su tutte le furie il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini: “Si dice che a Natale bisognerebbe essere più buoni, ma non ce la faccio proprio: delle 12 casette consegnate per Santo Stefano nessuna è abitabile. Consegnarle in queste condizioni è inaccettabile”.
Photo credits: Twitter, Facebook / Franco Ceregioli