Un ragazzo di 15 anni è stato fermato dalla polizia a Napoli nell’ambito delle indagini sul ferimento di Arturo, il 17enne accoltellato alla gola e ad altre parti del corpo lunedì 18 dicembre. Il giovane è accusato di tentato omicidio.
Le indagini proseguono per individuare altri tre componenti della baby gang. Decisive le testimonianze del ragazzo ferito e di un altro giovane che era stato bloccato poco prima dal gruppo e le immagini di alcune telecamere. Il 15enne fermato, sottolinea comunque il capo della squadra mobile partenopea, Luigi Rinella, “non appartiene a un contesto di clan e i suoi genitori sono incensurati”.
Nell’aggressione, il 15enne avrebbe svolto il ruolo di “gancio”, che consiste, spiega Rinella, “nell’avvicinare la vittima di turno, chiedere l’ora per accertare il possesso di telefonini ed altri oggetti di valore” per poi far entrare in azione il resto del gruppo. La giovane vittima, che era stata ricoverata in gravi condizioni e che solo da poco tempo risulta fuori pericolo, ha riferito agli investigatori che quattro ragazzi molto giovani, presumibilmente minorenni, dopo avergli chiesto l’ora ed averlo invitato a seguirli, a fronte del suo rifiuto, lo avevano aggredito.
In particolare, due di loro lo avevano colpito con dei coltelli, mentre gli altri due avevano svolto la funzione di “palo”. La violenta azione, durata alcuni secondi, era terminata con la fuga degli aggressori. Le indagini hanno utilizzato le immagini di alcune telecamere e la descrizione dei quattro malviventi fornita dalla vittima oltre, rileva la questura, a “un’intensa attività informativa sul territorio”. Tutto ciò ha consentito di individuare uno dei presunti aggressori. L’attività investigativa prosegue per individuare gli altri componenti della banda. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e per dire basta alla violenza, il 22 dicembre si è svolto a Napoli un imponente corteo con la partecipazione di migliaia di ragazzi delle scuole, a partire da quella frequentata da Arturo, il Liceo Scientifico Cuoco-Campanella.
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