A meno di due mesi dalla proclamazione della repubblica indipendente e dall’immediata “decapitazione” da parte di Madrid delle istituzioni catalane, la Catalogna “ribelle” ha votato di nuovo per il campo indipendentista infliggendo un sonoro schiaffo politico al premier spagnolo Mariano Rajoy.
MAGGIORANZA INDIPENDENTISTA
Le tre liste del fronte repubblicano – Erc del vicepresidente Oriol Junqueras in carcere a Madrid (32 seggi), JxCat del President Carles Puigdemont “in esilio” a Bruxelles (34 seggi) e gli antisistema della Cup (4 seggi) – riconquistano insieme la maggioranza assoluta con 70 seggi su 135 nel nuovo Parlamento di Barcellona, in base ad oltre il 96% dei voti scrutinati.
CIUDADANOS PRIMO PARTITO
L’altro grande dato politico è il successo di Ciudadanos, il partito più fortemente unionista, che diventa la prima formazione catalana vampirizzando il Partido Popular di Rajoy: la lista guidata dalla 36enne Inés Arrimadas, capitalizzando sulla crescita del nazionalismo spagnolo anche in Catalogna, ottiene 36 seggi. Nel campo unionista arrivano secondi i socialisti di Miquel Iceta con 17 deputati, mentre il Pp crolla dagli 11 seggi uscenti a 4, e al 4% dei voti.
RAJOY SCONFITTO, AFFLUENZA ALTISSIMA
Per il potere di Madrid è una chiara disfatta. Il candidato di Rajoy in Catalogna Xavier Albiol aveva promesso di spazzare via gli indipendentisti. Nonostante le incriminazioni di tutti i suoi leader, dieci dei quali sono finiti in carcere – quattro lo sono tuttora – l’ “esilio” in Belgio di Puigdemont e di altri 4 suoi ministri inseguiti da mandati di cattura spagnoli, il fronte della secessione ha vinto di nuovo. In voti incassa il 48% contro il 43,5% ai tre partiti unionisti. L’affluenza è stata altissima, all’82%. Il travaso di voti registrato in Catalogna fra i due partiti unionisti di destra, Cs e Pp, a danno del partito del premier, è un segnale d’allarme per Rajoy.
ADESSO COSA SUCCEDE?
Gli scenari delle prossime settimane si fanno ora complicati. Il principale candidato alla presidenza della Catalogna, Puigdemont, si trova in Belgio. Se rimette piede in terra spagnola sarà arrestato. Il suo vicepresidente, Junqueras, capo del secondo partito indipendentista, è in carcere. Puigdemont chiede che il governo destituito venga “restituito” al paese, e che tutti i detenuti politici siano liberati. Altri due nuovi deputati sono in carcere a Madrid, due “in esilio” a Bruxelles. Al momento sembra molto difficile possano occupare il loro nuovo scranno in Parlamento e partecipare all’elezione del President.
LO SPETTRO DI NUOVE ELEZIONI A CATENA…
La sessione costitutiva dell’assemblea catalana dovrà tenersi entro il 23 gennaio, il primo turno dell’elezione del “President” per il 10 febbraio. Se per aprile non sarà stato possibile eleggere il nuovo presidente scatterà lo scioglimento automatico dell’assemblea con nuove elezioni a fine maggio. E non è chiaro se Rajoy accetterà ora, come aveva promesso, di restituire alla Catalogna la sua piena autonomia politica e istituzionale. La crisi catalana è pronta a riesplodere con forza.
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